Polizza vita a garanzia per salvare la ditta di Murano
MURANO. Per far sbloccare i conti della sua azienda sequestrati dal giudice nell’ambito dell’inchiesta “Vetro Nero” e consentire così la prosecuzione dell’attività (in primis il pagamento dei dipendenti), l’imprenditore Umberto Cenedese, rappresentante legale della “Ars Cenedese Murano srl” finita nel mirino della Procura, ha messo a garanzia la propria polizza vita personale.
Ieri l’avvocato Massimiliano Leonetti dello Studio tributario GBA ha presentato per conto di Cenedese l’istanza al tribunale del Riesame per il dissequestro dei conti. Un passaggio necessario per consentire all’azienda di ripartire dopo lo stop scattato il 14 maggio con le perquisizioni ed i sequestri della Finanza. A carico di Cenedese, indagato per dichiarazione fraudolenta in concorso, il gip David Calabria aveva disposto il sequestro di 158.976,40 euro.
A tanto ammonta, per l’accusa, l’evasione dell’imposta sul reddito delle società (Ires) per il 2016. L’imprenditore, chiedendo ai giudici del Riesame di togliere i sigilli sui conti correnti dell’azienda, ha messo a garanzia la propria polizza vita per un valore di circa 200mila euro. Nel corso delle perquisizioni, a Cenedese erano stati sequestrati anche 46 lingottini d’oro custoditi in una cassetta di sicurezza. «Sono una eredità della moglie», spiega la difesa.
Come Cenedese, quasi tutti gli indagati hanno depositato nelle scorse ore (i termini scadono oggi) l’istanza per ottenere il dissequestro di parte dei beni sui quali quasi due settimane fa i finanzieri, su ordine del gip Calabria, avevano messo i sigilli. La finalità alla base del ricorso al Riesame è legata al fatto che, con i conti sequestrati, le aziende finite nel mirino dell’inchiesta sono pressoché paralizzate.
Ci sono anzitutto i dipendenti da pagare, così come i fornitori. Per questo le istanze di dissequestro mirano a garantire l’operatività delle singole realtà, in attesa della prosecuzione delle indagini. Gli avvocati Tiziana Ceschin e Alessio Alacqua per Nicola Foccardi hanno presentato una ulteriore istanza per ottenere il dissequestro dei beni che, secondo i loro calcoli, sarebbero eccedenti la somma disposta dal gip.
I legali sostengono che il valore di mercato di uno degli immobili sequestrati (e non il valore catastale di cui si è tenuto conto nel dispositivo, che è decisamente minore) sia sufficiente a raggiungere la somma sotto sequestro. Analoga istanza sarà presentata dall’avvocato Graziano Stocco per Massimiliano Schiavon. Anche l’avvocato Loris Tosi ha depositato le istanze per alcuni degli assistiti per chiedere che le aziende siano messe nelle condizioni di proseguire nell’attività, oltre che il dissequestro dei conti che nulla hanno a che vedere con le società. Il tribunale del Riesame nei prossimi giorni fisserà l’udienza.
L’inchiesta “Vetro Nero” ha permesso di scoprire una maxi evasione da oltre 6 milioni di euro avvenuta, secondo l’accusa, tra 2013 e 2018. Cuore della truffa erano dieci Pos, formalmente intestati al cambiavalute Claudio Pellarin ma di fatto utilizzati dalle vetrerie per incassare i soldi delle vendite “in nero” di preziosi vetri di Murano a clienti stranieri. Pellarin si presentava in banca per incassare i soldi e quindi restituiva le somme alle vetrerie, trattenendosi il 5%.
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