Polizia a caccia di tracce di Dna

Rapina ad Altino. La Mobile analizzerà il nastro adesivo usato per legare le gambe ai coniugi Pavan
Di Carlo Mion

QUARTO D’ALTINO. La ricerca di tracce di Dna sul nastro adesivo usato per legare le gambe ai coniugi Pavan, capire perché i ladri si siano limitati a cercare la cassaforte in casa e non siano andati nella vicina azienda e la verifica di alcune segnalazioni di auto sospette viste in zona nel pomeriggio di venerdì. Sono altri elementi su cui, a quattro giorni dall’episodio, si concentrano le indagini della Squadra Mobile di Venezia per individuare i quattro banditi che la notte tra venerdì e sabato hanno rapinato e tenuto in ostaggio, per oltre un’ora, Romeo Pavan e la moglie Lidia, titolari del Mobilificio Filadelfia di via Sant’Eliodoro.

La ricerca del Dna sul nastro adesivo, di tipo americano, avviene perché lo stesso Pavan ha spiegato ai poliziotti intervenuti, che i banditi per tagliare lo stesso hanno usato i denti. Di conseguenza è lecito pensare che sia rimasta della saliva sui pezzi di materiale recuperato, dopo aver liberato i due. Quindi da qui si può risalire al Dna di colui che ha legato le gambe a marito e moglie. Da ricordare che proprio da tracce di Dna su del nastro adesivo usato per legare la vittima, gli stessi poliziotti della Squadra Mobile diretta da Marco Odorisio, hanno raccolto una prova importante per incastrare l’assassino di Valerio Bari, il pensionato ucciso nel giugno di tre anni fa. Sempre sul fronte scientifico sono iniziati gli accertamenti sul guanto di latice ritrovato poco distante l’abitazione e lungo la via di fuga usata dai banditi per scappare, dopo la rapina. È possibile che si tratti di uno dei guanti usati dai rapinatori, ma in questo momento non c’è la certezza assoluta. I banditi si sono tenuti solo l’hard-disk del sistema di videosorveglianza, lasciando telecomandi vari, telefonini e altri oggetti elettronici che c’erano in casa. Verifiche poi vengono svolte per controllare le segnalazioni di auto sospette, notate in zona nelle ore antecedenti la rapina e nei giorni precedenti. Segnalazioni arrivate dagli abitanti del posto. Rimangono delle perplessità sul comportamento dei banditi. Hanno mostrato di aver organizzato bene il colpo portando con loro nastro adesivo e fascette per bloccare mani e gambe ai coniugi. Erano armati e indossavano vestiti scuri e passamontagna. Sapevano di dover attendere che marito e moglie entrassero in casa per disattivare l’allarme antifurto e tutto questo per un “misero bottino” di poco superiore a 1500 euro e due monili in oro. Hanno lasciato lì almeno tre auto di valore e non hanno cercato la cassaforte negli uffici dell’azienda, dove era logico cercarla e dove c’era. Oltre al poco denaro preso e ai monili hanno rubato una icona russa che il proprietario sostiene potrebbe valere tra i 60 e i 70mila euro. Se ne sono andati appagati di quanto avevano trovato. Solitamente queste bande di rapinatori usano la violenza soprattutto quando non trovano quello che cercano. Le cronache sono piene di episodi di violenza gratuita quando i banditi ritengono che il bottino sia troppo magro.

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