Pochi giovani iscritti alle regate «Non facciamo morire la voga»

Rudi Vignotto: «Serve cambiare per fermare la crisi, obblighiamo le caorline ad avere due under 25» Moto ondoso e premi ridicoli: 100 euro ai primi. Il presidente Bregatin lancia il sos all’Amministrazione
VENEZIA. Regatanti sul piede di guerra. Ancora una volta non ci sono iscrizioni sufficienti per le eliminatorie e nemmeno per far disputare la gara. La regata di San Giovanni e Paolo, che ha fatto la storia del remo, rischia di saltare. Crisi di vocazioni, scarso ricambio. E «poco interesse» al futuro del remo. «Chiederemo un incontro urgente al sindaco», dice serio il presidente dell’associazione agonistica di voga alla veneta Gaetano Bregantin, «Di questo passo la voga muore. Un declino improvviso che forse ci ha colti impreparati. Non possiamo dare la colpa alle associazioni. Chiediamoci, piuttosto, prima che sia troppo tardi, quale sia il motivo dell’assenza dei giovani. Dopodiché, preso atto della situazione, chiediamoci cosa possiamo fare noi, e soprattutto cosa debbono fare le istituzioni a tutti i livelli, per riportare la voga veneta tra i giovani e per rendere le regate in laguna ancora un’occasione di orgoglio sportivo e di sana competizione».


Una crisi non più episodica. Perché quest’anno tutte le regate hanno mostrato la drammatica carenza di giovani. «Bisogna cambiare», denuncia Rudi Vignotto, campione del remo e vincitore di 14 Regate Storiche, «Questo della regata dei giovani è un forte segnale che le regate stanno morendo. Che potrebbero non esserci più». «La prima cosa da fare», propone Vignotto, «è quella di fare come una volta: il Comune assegna le caorline alle isole e al centro storico, radicando così l’equipaggio al territorio, coinvolgendo gli abitanti, reclutando i migliori atleti. E obbligando a inserire almeno due under 25 nell’equipaggio».


Altra modifica, propone Vignotto, quella sulle regate cosiddette «di serie B». Non sono giovani e non sono nemmeno campioni, corrono al Redentore e in altre regate importanti. «Ogni barca non dovrebbe superare gli 80 anni», continua Vignotto, «Così un anziano è costretto almeno a vogare con un giovane». Il detentore della Storica se la prende anche con chi «coltiva il suo orticello» solo per apparire o fa polemiche. Ma non costruisce. «Alla Regata su caorline di Mestre ci sono stati equipaggi che hanno accolto a bordo i giovani, altri che hanno preferito puntare al simbolico premio dei primi posti. Ma così la voga muore».


Per dare l’esempio, Rudi ha corso le ultime regate in barca con il giovanissimo figlio Mattia, promessa del remo e del canottagggio. Altrettanto ha fatto sua moglie Luisella, campionessa del remo che ha vogato a Sant’Erasmo in barca con la figliola 14enne Lara. «Se vogliamo essere credibili dobbiamo dare un segnale», dice Vignotto, «Non basta far vogare le
maciarele
e i bambini il giorno della Storica. Occorre incentivare le regate dei giovani e inserirli nel mondo dei campioni». Molti alle remiere impiegano il loro tempo per insegnare la voga ai ragazzi. Ma le condizioni sono difficili, il moto ondoso imperversa ovunque. E soprattutto la Venezia di oggi non è più quella di 40 anni fa. Come per la Vogalonga, le barche veneziane in gara sono sempre meno. Una politica miope, che ha sempre penalizzato i giovani, ha fatto il resto. Per la cronaca, al vincitore della regata dei giovani di Sant’Erasmo, il Comune ha dato in premio 100 euro, 50 al quarto. Per comprare un remo ne servono molti di più. E non sono più i tempi dei mecenati, come era Aldo Rosso, l’imprenditore buranello che i premi ai regatanti li pagava di tasca sua. Solo tre mesi alla Regata Storica. E la crisi non si ferma.


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