Pochi eventi ma indotto da 55 milioni

Oltre 500mila persone a dispetto di una kermesse che ha dimenticato il decentramento e i giovani. Bene i balli costosissimi

VENEZIA. Con lo Svolo del Leon - volo rimasto a metà a causa del forte vento - ieri pomerigigo il Carnevale 2017 ha preso congedo dalla città e dal mezzo milione di turisti che per tredici giorni hanno affollato il centro storico. La seconda edizione firmata da Marco Maccapani (qualcuno dice che potrebbe essere l’ultima) sarà ricordata per il bel tempo, il sorriso dell’Aquila Melissa Satta e il tutto esaurito di due fine settimana che ha fatto la gioia delle categorie e, un po’ meno, dei veneziani. Niente di nuovo, dunque, nè dentro nè fuori la festa, a conferma che il Carnevale - di cui quasi nessuno sapeva il titolo - si autopromuove da solo, motu proprio, come il brand di se stesso.

Altra cosa è il budget assai limitato - un milione e mezzo di euro - con il quale gli organizzatori hanno dovuto pagare tutto: spettacoli, artisti, costumisti, feste, regate, cortei. Qualcosa è arrivato dai privati - Easyjet, rimanendo a tema, ha finanziato il volo dell’Angelo con i colori della compagnia low cost - ma il fatto che, a fronte di un evento che richiama più di mezzo milione di perosne, non ci sia la coda di sponsor fuori da Vela qualcosa dovrebbe suggerire.

Nella vaghezza di “Creatum”, artigiani a parte, non ci capisce perchè il tanto invocato decentramento si sia fermato ai bordi della pistina di ghiaccio di campo San Polo e non abbia coinvolto, che so, le compagnie amatoriali di teatro, le scuole di danza, i ragazzi dell’Accademia di Belle Arti, gli studenti dello Iuav, moltiplicando la festa nei campi e nelle calli, lì dove nessuno se la sarebbe aspettata, con un effetto sorpresa che dovrebbe essere l’essenza della festa.

Qualcosina lo si è visto nei musei, il Carnevale dei Ragazzi della Biennale ha richiamato centinaia di bambini e adolescenti, ma è vero che i fotografi hanno fotografato soprattutto i colleghi, cinque per ogni maschera.

In compenso i balli privati, sebbene ridotti nel numero rispetto agli anni scorsi, hanno fatto il tutto esaurito pur costando come una settimana a New York (costume escluso). La penuria outdoor li ha resi merce inestimabile, pubblicizzati dalla stampa nazionale, innalzati a fasto serenissimo, dimenticando che il Carnevale di due secoli fa, grazie al velo della maschera, era il massimo della democrazia perchè mescolava i nobili con il popolino.

Qualche anno fa Arrigo Cipriani suggeriva di sopprimere il Carnevale per qualche stagione in modo da fargli recuperare (forse) un po’ di freschezza; per la prima volta, sabato sera all’Harry’s bar, non c’era ombra di maschera. Ma, poichè non conviene a nessuno, nessuno avrà il coraggio di fargli prendere un anno sabbatico: 55 milioni l’indotto di quest’anno (dato della Cna) più di un quarto di quello di tutti gli altri Carnevali d’Italia messi insieme.

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