«Poche aperture nei festivi e sanzioni per chi sgarra»

Categorie del commercio soddisfatte per l’annuncio della legge entro l’anno. Le promotrici dello stop al lavoro domenicale: stangate per chi aggirerà i divieti 
Foto Agenzia Candussi / SCATTOLIN / MESTRE VIA ROMEA / MESTRE FOTO COMMESSI NAVE DE VERO.
Foto Agenzia Candussi / SCATTOLIN / MESTRE VIA ROMEA / MESTRE FOTO COMMESSI NAVE DE VERO.

VENEZIA. Sanzioni per chi sgarra e paletti su città d’arte e turistiche. Mentre il vicepremier Luigi Di Maio annuncia di voler far ordine nel Far West delle aperture domenicali entro l’anno con una legge che metta un tetto al lavoro no-stop concesso dal governo Monti, il movimento Domenica No Grazie Italia, che plaude all’iniziativa, chiede però che vengano strette alcune maglie della proposta in discussione.

«Sono per la prima volta fiduciosa», spiega Tiziana D’Andrea, leader di Domenica No Grazie, «Lega e 5 Stelle hanno promesso che entro l’anno ci sarà la legge e noi siamo finalmente ottimisti. Abbiamo chiesto che venga inserita una sanzione per chi non rispetta le chiusure e che siano previsti dei paletti sulla definizione di città d’arte e turistiche. Per essere città turistica devi garantire la stagionalità: Jesolo sempre aperta in estate, siamo d’accordo, ma cosa c’entra l’inverno quando le spiagge sono vuote? Speriamo con l’anno nuovo di partire con un altro spirito».

Perplessa sulla nuova proposta Cinzia Gatto, sindacalista e responsabile di Carrello Matto, la quale fa notare che il ddl così come formulato crea un doppio rischio: da una parte dando troppo potere alle Regioni apre alla pressione dei giganti del commercio sulla politica locale, dall’altra torna sulla partita di località turistica.

Don Enrico Torta, che più di ogni altro si è scagliato contro la liberalizzazione, abbraccia in pieno la nuova manovra, a prescindere dal «cappello politico» .

Ad esprimere soddisfazione le categorie: «Finalmente il Parlamento sarà chiamato ad esaminare una proposta di legge che metta un freno alle aperture domenicali e festive, fissandole a otto all'anno, riportando così l'Italia al pari di altri Paesi europei moderni ed evoluti», commenta il direttore di Confesercenti metropolitana Maurizio Franceschi «Chi delinea uno scenario con perdite occupazionali fa previsioni che non corrispondono al vero: nella grande distribuzione il nuovo provvedimento porterà ad una riorganizzazione del personale, mentre per i piccoli negozi di vicinato ci saranno addirittura delle nuove aperture e pertanto nuovi posti di lavoro. Se le liberalizzazioni degli orari hanno, infatti, penalizzato i piccoli negozi delle nostre città con concorrenze inaccettabili, la nuova regolamentazione favorirà le piccole e medie imprese del commercio che potranno vivere una nuova fase di rilancio, non solo di consumi ma anche occupazionale, ridando alle città il loro ruolo attrattivo».


«Un contenimento del numero di negozi aperti nei giorni festivi, oltre che per quella del personale, rappresenta la via maestra per la tutela del piccolo commercio» ragiona il presidente di Confcommercio Veneto Massimo Zanon. «Il Veneto chiedeva 20-24 aperture su 54 festività, escludendo dalle aperture le date più importanti del calendario. Credo si possa senz'altro arrivare a una mediazione che soddisfi imprese, lavoratori e cittadini, considerato anche i rischi a livello occupazionale, una mediazione che va condivisa a livello territoriale».

Adico, associazione consumatori di Mestre, ha interpellato i soci. Su 101 coinvolti, 52 hanno espresso la propria contrarietà alla proposta dell’esecutivo Conte, 49 favorevoli a una regolamentazione. —

 

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