Piscina aperta, ma solo alle donne. «Così partecipano le musulmane»

Tre domeniche all’impianto del parco della Bissuola con l’obiettivo di coinvolgere le ragazze islamiche. L’assessore Agostini: «Sarà l’occasione per tessere nuove relazioni». L’esempio positivo di Torino

MESTRE. Ricreare in piscina quel senso di complicità e confidenza femminile tipico degli hammam, quei luoghi diffusi nella cultura araba dove le donne si incontrano e si raccontano, prendendosi cura del loro corpo al sicuro da occhi maschili. È un po’ anche questo il senso dell’iniziativa tutta al femminile promossa dal Comune: domenica prossima, il 18 e il 25 maggio dalle 9 alle 10.30 la piscina del Parco Bissuola sarà aperta. Ma esclusivamente alle donne. Con bagnine e istruttrici, per chi volesse imparare a nuotare. Nessun uomo sarà ammesso, con l’eccezione dei bambini tra i 5 e i 7 anni. E l’obiettivo, chiaro se pur non reclamizzato, è quello di riuscire a coinvolgere soprattutto le tante donne musulmane che abitano in città.

Lo spiega anche Tiziana Agostini, assessore alla Cittadinanza delle donne che ha promosso l’iniziativa con l’assessorato allo Sport, l’Unione italiana sport per tutti (Uisp). «Spesso alle donne musulmane non è consentito entrare in contesti misti e crediamo che questa possibilità, con la piscina riservata alla sole donne per un paio d’ore, sia l’occasione per incontrare altre donne e stringere amicizia con loro». Una richiesta di spazi riservati che arriverebbe dalla stessa comunità e che il Comune ha deciso di accogliere in questo modo, ritagliando nella programmazione della piscina della Bissuola, uno spazio riservato alle donne.

Se l’iniziativa avrà una buona partecipazione potrà essere riproposta. Del resto, dove è già stata sperimentata - a Torino, per esempio, città con un alto tasso di immigrazione musulmana - la piscina al femminile promossa dal Comune sempre in collaborazione con la Uisp ha dato buoni risultati, tanto che è stata la stessa comunità islamica a chiedere di diffonderla in altre città. «Anche se i primi giorni i mariti venivano a controllare che non ci fossero vetrate che permettessero di guardare dentro la piscina», aveva raccontato l’anno scorso il presidente della Uisp di Torino, Teresa Maria Alfano, tracciando un bilancio del progetto «per le donne si è trattato di un modo per uscire dell’isolamento, e con il tempo anche i mariti hanno cominciato a fidarsi di più». Tre quarti delle donne che a Torino aderiscono alla piscina al femminile sono di religione islamica.

In passato invece era stata fortemente criticata a Bergamo la decisione di una piscina, di proprietà della diocesi, di riservare alcune ore della struttura alle sole donne di religione musulmana. Una scelta che era stata criticata dall'Imam Yahya Pallavicini, proprio perché impediva il confronto tra le persone. Nel caso di Mestre, nelle intenzioni dei promotori, l’iniziativa servirà proprio per cercare di costruire relazioni tra donne di nazionalità e comunità religiose diverse, comprese quelle musulmane, che sono le prime destinatarie di queste tre domeniche al femminile in piscina. L’ingresso sarà di 3 euro.

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