"Pippo era prudente e scherzoso, siamo tutti distrutti"
VENEZIA. La bellezza mozzafiato di un tramonto sull’oceano si è preso la vita di Filippo Marin, 19 anni. Non è bastata la luna piena a illuminare il sentiero che lo avrebbe condotto all’ostello più velocemente. Quella mattina, quando lui e il gruppo di amici avevano provato la scorciatoia in previsione della gita notturna, mai si sarebbe immaginato che le scogliere del Portogallo lo avrebbero inghiottito in un dirupo. Un piede nel posto sbagliato e poi il buio totale.
«Era il ragazzo più prudente che si possa immaginare» ricorda Marco Rizzi, a nome di tutti i suoi compagni di classe, scioccati dalla perdita dell’amico «Eravamo appena stati in montagna, a San Martino di Castrozza, e proprio io gli avevo detto un giorno di andare fuori dal sentiero per fare prima, ma lui aveva detto di no, che bisognava proseguire per la strada segnata. Faccio fatica a capire questo strazio. Voglio credere che la sua perdita faccia parte di un disegno più grande di noi, ma ora questo non mi consola e vorrei urlare, piangere, rompere qualsiasi cosa. Ci sentiamo tutti così inermi di fronte al dolore che ci attanaglia».
È un vuoto di senso che non lascia spazio a nessun appiglio quello della morte di “Pippo”, come lo chiamavano tutti. Pippo si era pagato da solo il viaggio in Portogallo, con i soldi del premio «Gerard e Phyllis SELTZER», ricevuto a maggio nella scuola che frequentava, il Liceo artistico statale di Venezia. Le foto di quel giorno lo ritraggono felice, orgoglioso di aver dimostrato il suo talento e la sua passione per l’architettura. Nella sua famiglia quei successi non erano nuovi. Sia i genitori – Carolina Da Tos e Marco Marin – che il fratello di 23 anni, Lorenzo, hanno frequentato l’artistico per darsi poi al design e all’architettura, come dimostra il loro studio «Chiaramontemarin» di Mestre. In Portogallo Pippo ci era andato con gli amici veneziani, lui per festeggiare il suo premio e altri per la maturità.
Il posto scelto erano le maestose scogliere a strapiombo sul mare dell’Algarve. I genitori ieri sono volati immediatamente in Portogallo, mentre il fratello Lorenzo che studia Design a Bolzano, è tornato nella casa di San Lio. «I genitori sono sempre stati meravigliosi» racconta un’amica di famiglia «Noi amici li abbiamo sempre ammirati perché sono sempre stati vicini ai loro figli, pur lasciando che facessero le loro esperienze».
La notizia dell’incidente è arrivata alle prime luci dell’alba, quando i pompieri di Sagres hanno capito che Filippo non respirava più. Le telefonate si sono susseguite alla velocità della luce, attraversando i confini in un baleno.
Tutti volevano bene a Pippo: «Abbiamo trascorso così tanti momenti insieme» prosegue Rizzi, a nome dei ragazzi della quarta D – Quante risate! Era una persona di grande compagnia, uno che sapeva riempire le giornate con la sua presenza e il suo bellissimo carattere».
Improvvisamente, tutto quello che sembrava un ricordo banale, come una serata passata insieme, una telefonata per parlare di musica o una nuotata al Lido, è diventato un tassello prezioso a cui aggrapparsi per sentire Pippo ancora vicino. Per questo ieri gli amici hanno sentito l’urgenza di trovarsi. L’unico modo per sopportare questo dolore è stato condividerlo.
«Siamo distrutti tutti» ha detto il professore di italiano Livio Codato, tra i primi ad aver appreso la notizia «Pippo era una persona buona che non dava nessuna preoccupazione. Lo avevo conosciuto meglio nelle gite di formazione a Praga e a Basilea. Era un ragazzo pieno di vita, molto legato ai compagni e attirava le persone attorno a sé per la sua simpatia e socievolezza. Questo strappo ci sta lacerando».
La preside Annavaleria Guazzieri è stata informata immediatamente. «Fino all’ultimo abbiamo voluto sperare che non fosse lui» racconta «La scuola dedicherà a Filippo Marin una giornata per ricordarlo, ma lo faremo a settembre quando ci saranno tutti i ragazzi». Nelle ultime ore si stenta a credere che Pippo non ci sia più. Lui che dietro ai suoi occhiali da sole nascondeva due occhi quasi blu.
«Era uno molti socievole, ma anche molto riservato» raccontano gli amici «Sapeva esserci, ma senza doversi atteggiare. Quello che ci colpisce è che non era assolutamente uno avventuroso o spericolato, era il bravo ragazzo che tutti i genitori vorrebbero».
Sportivo e atletico, Pippo aveva giocato a rugby, ma nell’ultimo periodo si dedicava soprattutto alla corsa. Il prossimo anno si sarebbe iscritto ad Architettura, portando avanti come i suoi coetanei un futuro pieno di sogni. «Filippo» ha ricordato il suo grande amico Alessandro Guzzardi «in una sola parola era scherzoso, riusciva sempre a metterti il sorriso, anche per le cose più banali. Era capace di tirare fuori la parte migliore di ogni persona. Quando le cose andavano male c’era lui, lui che ti tirava su il morale, con una battuta o con un semplice gesto. Era la persona più buona che poteva esserci in questo mondo. Sapeva essere se stesso in ogni momento, anche quando bisognava stare seri. Per me era come un fratello. Un fratello di vita».
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