Pilotavano gli appalti, quattro arresti
Carlo Mion / martellago
Mattia Foffano era uno dei dipendenti della Serenissima tenuti in considerazione dai vertici dell’azienda di Vicenza che si occupa di ristorazione. Ma lui è stato infedele nei confronti dell’azienda e intascava tangenti per far lavorare una serie di fornitori di alimenti. È finito nei guai e si trova agli arresti domiciliari.
Tangenti per pilotare appalti ai danni di Serenissima Ristorazione è l’indagine dei carabinieri del Nucleo Investigativo di Vicenza che ha portato ai domiciliari oltre a Foffano un altro dipendente residente a Legnaro e altre due persone arrestate a Cecina e Palermo. L’accusa, per tutti e quattro, è di aver favorito ditte compiacenti in cambio di 300 mila euro.
Serenissima Ristorazione Spa, leader a livello nazionale nel servizio di ristorazione in strutture pubbliche e private, è rimasta vittima dei raggiri di alcuni dei suoi più alti collaboratori, che avrebbero accettato tangenti dalle ditte che partecipavano agli appalti.
Questa l’ipotesi di accusa mossa dalla Procura di Vicenza, che ha portato ieri agli arresti di Mattia Foffano, 44 anni, di Martellago, responsabile area tecnica, considerato dagli investigatori la “mente”, con l’aiuto dei due sottoposti Alessandro Zinato, 43, di Legnaro (Padova) e Antonino Ivan Cocheo, di 36 anni, di Palermo, responsabile area tecnica per il Sud Italia. Arrestato anche il procacciatore d’affari Giacomo Massini, 47, di Cecina (Livorno).
Secondo quanto sinora ricostruito dai carabinieri e dalla Procura di Vicenza gli indagati, sfruttando la fiducia della proprietà, avrebbero sistematicamente pilotato le procedure di aggiudicazione degli appalti privati del gruppo a favore di imprese disponibili a riconoscere al gruppo una percentuale dell’importo del contratto di forniture di opere o servizi.
Le “fila”, secondo l’accusa, del raggiro e delle tangenti, erano tirate da Foffano incaricato di gestire la predisposizione dei capitolati, invitare le aziende, procedere all’apertura delle buste per una prima valutazione delle offerte da far poi visionare alla proprietà, in merito agli appalti di natura privatistica che l’azienda avviava in Italia. Il meccanismo prevedeva la sottoscrizione di un fittizio contratto di procacciamento d’affari con una società creata ad hoc da Foffano, intestata al padre quale prestanome, da parte di taluni dei fornitori di servizi e opere, che prevedeva una percentuale sull’importo del lavoro, da «devolvere» a questi quale indebita provvigione per la segnalazione.
Dalle indagini dei carabinieri, il ricavato supera i 300.000 euro.
Gli altri due dipendenti riferivano a Foffano se i lavori erano stati o meno eseguiti e soprattutto se le «provvigioni» erano state versate. Infine c’era Massini che individuava le imprese a cui affidare i lavori e quindi chiedeva le indebite «provvigioni».
I carabinieri del Nucleo investigativo del Comando p’rovinciale di Vicenza hanno eseguito le misure cautelari all’alba di ieri: ai quattro, agli arresti domiciliari, è contestata l’associazione a delinquere che avrebbe commesso vari episodi di corruzione fra privati. Altre 45 persone, rappresentanti o titolari di impresa, sono state denunciate poiché ritenute responsabili della sola corruzione tra privati, per aver elargito le tangenti.
Le indagini sono iniziate lo scorso novembre dopo l’esposto della stessa azienda vicentina, leader a livello nazionale nel servizio di ristorazione. —
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