Pilkington riavvia il forno spento
Lunedì la riaccensione con i nuovi assunti. I sindacati: «Si alle industrie, no alle navi da crociera»
FAVARATO MARGHERA 27/09/2007 Via Pacinotti Pilkington..© Bertolin M.
MARGHERA. Ancora nel pieno della crisi, nel 2012 il forno “float” dello stabilimento di Porto Marghera della Pilkington, che produce vetri speciali per l’edilizia, era stato fermato. Lunedì prossimo lo stesso forno sarà riacceso e tornerà a produrre vetri laminati di alta qualità e diverso spessore, con una sorta di cerimonia pubblica nel suo stabilimento di via delle Industrie, aperta alle organizzazioni sindacali e alle istituzioni locali.
Una sorta di “miracolo” per Porto Marghera che celebra il Centenario della sua nascita proprio quest’anno e che da tempo assiste soltanto a chiusure di reparti, cicli produttivi e intere industrie chimiche e siderurgiche. E non basta, il riavvio del forno ha comportato non solo il ritorno al lavoro dei 130 dipendenti dopo anni di cassa integrazione e contratti di solidarietà, ma anche una cinquantina di nuove assunzioni (con tanto di corsi di formazione) in gran parte già effettuate, ma non del tutto visto la difficoltà di incontrare nel nostro territorio giovani interessati a questo tipo di lavoro. A rendere possibile il riavvio del forno e le nuove assunzioni di personale è stata la decisione della multinazionale giapponese Nsg – che controlla la Pilkington un tempo di proprietà inglese – di investire 20 milioni di euro nel polo industriale e portuale veneziano, anche con il sostegno finanziario previsto dal decreto ministeriale che nella primavera scorsa ha riconosciuto lo status di area a crisi complessa per gran parte del comune, a cominciare da Porto Marghera.
«Il riavvio del forno lo abbiamo voluto e ottenuto», commenta Massimo Meneghetti, segretario dei chimici della Femca-Cisl veneziana, «siglando anche un Patto per la Competitività del sito che prevede modifiche peggiorative per i dipendenti, che così facendo hanno voluto partecipare al riavvio e al rilancio dell’azienda. Non possono però essere solo i lavoratori e il sindacato a lavorare in questo senso. Pilkington dopo la Raffineria Eni, l’Ecodistretto del Riciclaggio e il progetto di rilancio della Centrale di Edison sono segnali forti che a Porto Marghera, si può e si deve ancora investire nell’industria, piuttosto che lanciare stralunate e inaccettabili proposte come quella di portare le grandi navi da crociera dentro il sito industriale e davanti alle grandi imprese».
«Il riavvio del forno di Pilkington», aggiunge Riccardo Colletti, segretario della Filctem-Cgil, «è importante non solo per il fatto in sé ma anche perché è una novità in un’area di crisi e depressa come la prima zona industriale di Porto Marghera. Speriamo che questa scelta strategica fatta dalla Società si accompagni ad altre. Proprio perché l’area di Porto Marghera, se concepita in un’ottica di reindustrializzazione, offre non solo le opportunità dei terreni ma un’intera area attrezzata che può essere il futuro contenitore di nuove attività manifatturiere e industriali, invece che, come propongono in molti, accogliere le grandi navi proprio nella prima zona industriale».
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