Pili, materiali radioattivi: bonifica da 160 milioni

Uno studio del Magistrato alle Acque e del Consorzio conferma la presenza di fosfogessi, per la produzione di fertilizzanti chimici. Scarichi “illegittimi”. Il terreno comprato da una società del sindaco ma con l'obbligo di bonifica. Ora sta per essere venduto a un miliardario cinese che ha messo gli occhi su Venezia
Foto Agenzia Candussi/ Scattolin/ Marghera, area dei Pili
Foto Agenzia Candussi/ Scattolin/ Marghera, area dei Pili

MARGHERA. Fosfogessi radioattivi nel sottosuolo dei Pili. Ancora presenti, insieme alle “vasche di decantazione”, contenitori in metallo seppelliti insieme al materiale inquinante negli anni Settanta. Lo conferma una relazione consegnata al Magistrato alle Acque dal Consorzio Venezia Nuova nel 2011. Su quella base fu deciso di attuare interventi di emergenza come la conterminazione dei terreni, per evitare la diffusione dell’inquinamento in tutta la laguna. Lavori eseguiti allora dallo stesso Consorzio e dal Magistrato alle Acque, costati qualche decina di milioni di euro.

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Un problema da affrontare in via preliminare per qualunque progetto sia previsto nell’area. Tema sollevato di recente in alcune interrogazioni presentate al ministro per l’Ambiente al Senato da Felice Casson e in consiglio comunale dai rappresentanti del gruppo misto.

Ma cosa sono i fosfogessi? All’epoca in cui era attiva a Marghera la produzione dei fertilizzanti chimici, c’era il problema degli scarti di lavorazione. E dell’elevata presenza di “uranio 238” nelle fosforiti e e nei loro derivati utilizzati per la produzione. Secondo gli studi del Ministero, ci sono in Italia alcune aree dove venivano stoccati e smaltiti i rifiuti tossici - oltre a Marghera, in Sicilia, Sardegna e Calabria - potenzialmente pericolosi per la popolazione. Un problema che si era posto qualche anno fa anche per la realizzazione del parco di San Giuliano, a Campalto e in altre aree di gronda lagunare dove venivano stoccati i rifiuti pericolosi, con una bonifica costata 29 milioni di euro. La presenza di radioattività era stata segnalata anche dai tecnici comunali, all’epoca dei rilievi per la realizzazione della pista ciclabile che dovrebbe passare proprio a margine dell’area dei Pili.

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Si tratta adesso di capire secondo quale normativa sarà fatta la bonifica. Ci sono in corso proposte della Regione e del Comune per modificare la normativa ritenuta troppo rigida sulla bonifica. La pulizia dei terreni, in sostanza, deve essere fatta tenendo presente il tipo di attività che saranno insediate. Lavori più profondi se si tratta di scuole, spettacoli e raduno di persone. Più “leggeri” se si trattasse di altre produzioni industriali. Le procedure prevedono la realizzazione di un “sarcofago” in cemento armato per isolare gli inquinanti. Ma qualche anno fa si è scoperto che resta il problema delle acque e dei percolati, che potrebbero inquinare la falda. Operazioni - e norme - da cui può dipendere la realizzazione dei progetti. La bonifica costa circa 400 euro a metro cubo. Per ripulire tutti i 40 ettari dei Pili (400 mila metri quadrati) sarebbero dunque necessari circa 160 milioni di euro. Cifra che può essere ridotta nel caso di lavorazioni più “leggere”. O bonificando solo una parte dell’area, quella interessata ai lavori.

Polemiche politiche e autorizzazioni paesaggistiche ed edilizie a parte, ci sono da risolvere in via preliminare i problemi dell’inquinamento dell’area. Che non dispone nemmeno di un impianto per lo smaltimento delle acque meteoriche. L’autorizzazione rilasciata qualche anno fa dai vertici del Magistrato alle Acque Mayerle e Caielli era stata revocata poco dopo dallo stesso Magistrato perché ritenuta illegittima.

Oggi incaso di piogge l’area viene allagata, e lo svuotamento viene concesso di volta in volta in deroga tramite pompe idrauliche.

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