Pili, l’altolà di Boato: «Verifiche obbligatorie»

Palazzetto e polemiche, per l’urbanista è obbligatorio valutare anche alternative  «Il valore dei terreni crescerà di 40 volte». Scarpa: «Si è deciso senza dati certi»
Agenzia Candussi, giornalista Chiarin. Consiglio comunale straordinario sul tema dei Pili e del Palazzetto dello sport.
Agenzia Candussi, giornalista Chiarin. Consiglio comunale straordinario sul tema dei Pili e del Palazzetto dello sport.

«L’amministrazione comunale elabori e compari al più presto le “ragionevoli alternative” di localizzazione: nel 1988 (per l’ospedale, ndr) è stata una decisione volontaria ma ora, per le opere di interesse pubblico, è norma di legge ( Via e nuovo Codice degli appalti)». Sui Pili, il dibattito resta acceso e l’urbanista Stefano Boato, ( in un testo per il blog “Eddyburg” di Edoardo Salzano), spiega che il percorso per il Palasport, è tutt’altro che in discesa adesso.

Verifiche. «Occorre verificare», ricorda Boato, anche «le proposte in rapporto alla recente legge regionale sulla riduzione del consumo di suolo». La vicenda Pili, ricorda Boato, «evidenzia il suo conflitto di interessi» e non si risolve con verifiche specifiche. Occorre verificare, spiega l’urbanista, «il coinvolgimento dell’area sul vincolo di rischio rilevante (legge Seveso)»; verificare la «mancata messa in sicurezza del suolo con dilavamento delle acque radioattive e di mancato trattamento delle falde sotterranee, (deve intervenire il Ministero dell’Ambiente che però non risponde alle interpellanze e l’Avvocatura di stato per dirimere il contenzioso economico)». Occorre la «verifica della incompatibilità urbanistica e paesaggistica (con Pat e Palav)».

Rischio speculazione. Boato precisa: «Nel verde urbano (sia pur attrezzato) non si può fare un palazzo per sport ed eventi per 10.000-15.000 persone: occorrerebbe una variante urbanistica, approvata dalla maggioranza, che moltiplicherebbe il valore del terreno del sindaco di 30-40 volte legalizzando una enorme speculazione (a meno che il sindaco non ceda i terreni al Comune al prezzo di acquisto)». E per Boato resta «assurdo variare l’affaccio alla gronda lagunare previsto a verde fin dal progetto del Parco di S. Giuliano». Per i vincoli Palav servono le varianti, quindi, e l’ok della Soprintendenza. Altro problema, il rischio congestione di via della Libertà.

Alternativa Marghera sud. Una delle alternative praticabili, insiste Boato assieme a “Venezia cambia”, è l’uso delle aree di Marghera sud per realizzare il Palasport, tra le Vaschette e il Petrolchimico dove ci sono spazi sufficienti, collegamenti ai trasporti pubblici ( la linea tram si può prolungare) e con le arterie viarie. Tutte questioni di cui non si parla nell’ordine del giorno approvato dalla maggioranza fucsia e «sbagliando anche da due consiglieri del M5S», ricorda il professore. Boato conclude: «C’è solo da sperare che gli organi tecnici comunali, regionali e della Soprintendenza sappiano svolgere il proprio compito correttamente nel rispetto delle norme vigenti».

Scarpa polemico. E dopo il nostro servizio sulle analisi ambientali avviate da Porta di Venezia Spa, interviene il consigliere del gruppo misto Renzo Scarpa. «La proprietà dell’area dice che, per decidere, ha bisogno di dati, di informazioni ambientali dettagliate, quelle stesse informazioni che il Consiglio avrebbe dovuto avere a disposizione prima di decidere di dare il proprio nullaosta alla presentazione del piano». Dati mai visti, come le comparazioni, dai consiglieri comunali. Scarpa quindi rileva con amarezza: «Se sostanzialmente non si conoscono le caratteristiche del terreno, se non si sa effettivamente cosa si potrà costruire e a che prezzo, ci chiediamo se sia legittimo o perlomeno opportuno quell’ordine del giorno. In ogni caso, se comunque è il piano d’area quello che necessita e non il solo Palasport, ci chiediamo se sia stato lecito esporre in Consiglio la coppa dello scudetto della Reyer».

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