Pietro Maso: "Ho scritto al Papa e lui mi ha chiamato"

In una lunga intervista il veronese, che 25 anni fa massacrò i genitori, racconta che si è confidato con il Pontefice una lunga lettera e pochi giorni dopo il Santo Padre gli ha telefonato
15 APR - Pietro Maso esce dal carcere; e' libero dopo 22 anni. Pietro Maso lascia il tribunale dopo l'udienza davanti al giudice di sorveglianza per l'affidamento in prova ai servizi sociali, Milano, 23 maggio 2012. ANSA / GIUSEPPE ARESU
15 APR - Pietro Maso esce dal carcere; e' libero dopo 22 anni. Pietro Maso lascia il tribunale dopo l'udienza davanti al giudice di sorveglianza per l'affidamento in prova ai servizi sociali, Milano, 23 maggio 2012. ANSA / GIUSEPPE ARESU

VERONA. "Ho scritto una lettera al Papa in cui mi scusavo per quello che ho fatto 25 anni fa e pregavo per la pace. Dopo qualche giorno è squillato il telefono: "Sono Francesco, Papa Francesco". Ora dedicherò la mia vita agli altri".

Lo dice Pietro Maso, in un'intervista al settimanale "Chi", in edicola da mercoledì 20 gennaio, e della quale è stata diffusa un'anticipazione. Maso massacrò i genitori il 17 aprile 1991 aiutato da tre complici; è stato in carcere 22 anni.

"Mi chiamo Pietro Maso, a luglio compio 45 anni e sono stato in carcere 22 anni per aver ucciso i miei genitori il 17 aprile 1991. Io ero il Male. Eppure Papa Francesco ha avuto compassione di me. Gli ho scritto una lettera che gli  stata consegnata dal mio padre spirituale, monsignor Guido Todeschini. E dopo pochi giorni il Papa mi ha telefonato. Lui e don Guido sono persone sante".

Così inizia la lunga intervista-memoriale rilasciata da Pietro Maso in esclusiva al settimanale. Sulla telefonata ricevuta da Papa Francesco, Maso racconta: "Erano le dieci del mattino e suona il telefono. Ero con Stefania, la mia compagna, rispondo e sento: "Sono Francesco, Papa Francesco". Preso dall'emozione dico ad alta voce: "Santità". Era il 2013. Gli avevo scritto una lettera: "Chiedo scusa per quello che ho fatto, chiedo preghiere per i miei colleghi di lavoro che mi hanno accettato nonostante quello che ho fatto, chiedo una preghiera per chi opera per la pace".

Don Guido Todeschini, il mio padre spirituale, ha consegnato la lettera al Papa e qualche giorno dopo il Pontefice mi ha chiamato".

Nell'intervista Pietro Maso, che in  carcere ha avviato un processo di avvicinamento alla fede, racconta di aver goduto anche dell'intercessione di un altro Pontefice, Giovanni Paolo II. A monsignor Todeschini "l'unico che mi tese una mano, Papa Giovanni Paolo II disse: "Vai avanti".

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