Piccoli appalti, penalizzate le imprese edili veneziane

L’Ance chiede a sindaco e assessori competenti di vigilare meglio sui sistemi di gara per fermare la morìa di aziende, diminuite di un quarto in quattro anni

MESTRE. È possibile che a Venezia le regole sulle gare d’appalto favoriscano quasi esclusivamente le imprese delle altre province? È legittimo, per esempio, che per eseguire i lavori di manutenzione in alcune scuole della terraferma, l’amministrazione lo scorso luglio abbia invitato cinque imprese edili, provenienti da Andria, Milano, Latina, Perugia e Vicenza? Beh, nel nostro comune le cose vanno proprio così sicché per inseguire l’agognata trasparenza, non si dà lavoro alle aziende locali.

Il controsenso, che diventa ancora più marcato in tempo di crisi, è stato spesso evidenziato dall’Ance provinciale che ora torna all’attacco. «Abbiamo già chiesto a Luigi Brugnaro e agli assessori competenti di vigilare meglio sui sistemi di appalto di minori dimensioni», è l’appello di Ugo Cavallin, presidente dell’associazione, «per evitare una gestione caratterizzata dall’invito prevalentemente ad aziende di altre province, anche lontane, per lavori di poche decine di migliaia di euro. Bisogna cambiare le regole per rendere più facile il coinvolgimento delle imprese veneziane».

Intervenire sul sistema degli appalti, insomma, potrebbe essere un modo concreto per risollevare le sorti di un comparto vittima della crisi, dei vincoli burocratici, dell’eccessiva tassazione e dei troppi cantieri aperti negli anni passati. Ma la strada da fare è ancora lunga e i dati del comparto sono impietosi. Come evidenziano ancora dall’Ance, dal 2011 il numero delle imprese in provincia è diminuito di un quarto e gli operai sono passati dai 6.470 del 2011 ai 4.477 di inizio 2015. Serve una svolta, dunque, racchiusa di sicuro in un modello condiviso ormai da tutti: il recupero degli immobili che può passare anche dalla demolizione di intere aree, ma solo a fronte di incentivi concreti.

«Il Veneziano», continua Cavallin, «è un territorio ideale per la sperimentazione di questi nuovi modelli. Pensiamo a Mestre e al suo patrimonio immobiliare in gran parte risalente agli anni ’50, ’60 e ’70. Grandi opportunità sono offerte anche da Marghera, ma c’è bisogno di interventi non isolati, come per esempio la nuova sede del mercato ortofrutticolo, la nuova piscina o la stessa cittadella dell’edilizia che abbiamo realizzato in via Banchina dell’Azoto».

Insomma, le cose da fare sono molte, anche sul fronte sicurezza, altro nervo scoperto del settore. Poi, dicono dall’Ance, a volte anche la magistratura combina pasticci, come l’inchiesta “Mala Condicio” di Vicenza cominciata con grande fermento nel 2006 e conclusasi pochi giorni fa con l’assoluzione dei tutte le aziende imputate, fra cui sei veneziane. «Peccato che in questo lasso di tempo in molti si siano ritrovati isolati e abbiano dovuto chiudere i battenti», conclude amaro Cavallin.

Gianluca Codognato

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