Piccioni blu, ma pure rossi sono opera di un artista

Risolto il mistero dei colombi colorati, è una performance di Julian Charrière organizzata in occasione della Biennale Architettura. Protestano gli animalisti

Non c’è solo quello blu cobalto che si puliva le piume in piazza San Marco l’altro giorno, becchettando qua e là tra i masegni come nulla fosse. C’è anche quello rosso immortalato ieri sui tetti di calle delle Razze. E c’è da credere che ne spunteranno presto anche di gialli e verdi e viola: sui cieli di Copenhagen, a giugno, ne svolazzavano 35, anche rosa fluo. Mistero risolto: a catturare in questi giorni la curiosità di chi li intercetta sono i piccioni colorati “firmati” dall’artista svizzero-berlinese Julian Charrière e dal fotografo Julius von Bismak, per la performace “Some pigeons are more equal than others”, collaterale della Biennale d’Architettura, nell’ambito del progetto “Un-common Venice” proposto da Case Studio Vogt di Zurigo.

«Pigeon safari is open inVenice», scriveva ieri Charrière sulla sua pagina Facebook, allegando l’invito con il logo della 13ma Biennale di Architettura, e sul suo sito si scopre l’arcano su come diavolo ha fatto a catturare e dipingere i piccioni, facendo storgere il naso agli animalisti danesi, mentre quelli veneziani già annunciano esposti per chiedere chiarimenti sulle modalità di cattura e dipintura. Sul suo sito, l’artista racconta di aver realizzato una sorta di gabbia-trappola, posizionandola sul tetti: i colombi vi si infilano e una volta dentro vengono “aerografati” con coloranti che si promettono alimentari e che dovrebbero scomparire in poche settimane o con la pioggia. Nel sito del giovane artista si vede anche una bianchissima colomba, “incappucciata” e colorata a mano di grigio per mimetizzarla tra i piccioni nelle strade di Berlino. Ma in Biennale si accenna a cibo che colora il piumaggio. «C’è spesso da parte degli artisti che espongono alla Biennale un uso leggero degli animali, un loro sfruttamento: chiederemo chiarimenti ufficiali sulle modalità di cattura e di dipintura di questi animali, anche se dubito ne riceveremo mai, come avvenuto in passato», commenta l’animalista Cristina Romieri. L’anno scorso, la Consulta degli animali aveva scritto a Biennale, Comune e Musei civici: Quando Maurizio Cattelan aveva riempito l’allora Padiglione Italia di piccioni impagliati, il belga Koen Vanmechelen aveva esposto galline strizzate in gabbie a Murano, alla mostra di Calzolari a Ca’ Pesaro una carpa giapponese era costretta in una piccola vasca: «Creatività e arte hanno pieno diritto ad esprimersi», osservava la Consulta, «ma nella necessaria considerazione di ogni essere vivente. Tali esibizioni sono poi altamente diseducative».

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