Picchiatore della Legapatteggia un anno e 5 mesi

A giudizio gli altri aggressori dei camerieri. I fatti avvennero durante la festa dei popoli padani un anno fa a Venezia
Uno dei camerieri aggrediti
Uno dei camerieri aggrediti
VENEZIA.Un patteggiamento, un rito abbreviato e due rinvii a giudizio. Si è chiusa così, ieri mattina davanti al giudice per le indagini preliminari Daniela Defazio, l'udienza contro i quattro leghisti bergamaschi accusati di aver picchiato due camerieri del ristorante «La Bricola» e di aver sfasciato il locale il 13 settemebre 2008, nel giorno del Padania Day.

Efrem Bellussi, 34 anni, ha patteggiato un anno e cinque mesi di reclusione e 800 euro di multa. Luca Paris, 37 anni, ha invece chiesto e ottenuto il rito abbreviato, che si terrà il 17 dicembre. Gli altri due imputati _ Fabio Vitale, 32 anni, e Giampietro Finazzi, 49 anni _ sono stati rinviati a giudizio e affronteranno il processo che inizierà il prossimo 14 febbraio.

Per tutti e quattro, l'accusa è di lesioni, danneggiamento e rapina, con l'aggravante dell'odio razziale perché mentre picchiavano urlavano frasi del tipo «albanese di m...» e «tornatevene a casa vostra».

I fatti, com'è noto, risalgono al 13 settembre 2008, la domenica del Padania day in laguna. Secondo le indagini, coordinate dal sostituto procuratore Emma Rizzato, i quattro avrebbero pestato i due camerieri stranieri, usando anche un bastone, coprendoli di insulti e danneggiando il risorante.

Il tutto iniziò perché due dei loro, passando al mattino davanti al locale «La Bricola» dietro Piazza San Marco, avrebbero importunato due turiste americane che erano sedute nel locale. Un cameriere albanese era intervenuto per cercare di farli smettere e la cosa, apparentemente, era finita lì.

Nel pomeriggio, invece, i due erano ritornati insieme ad altri due leghisti e avevano devastato il locale picchiando l'albanese e un altro cameriere marocchino che era intervenuto per aiutare il collega.

Stando ai vertici leghisti, i quattro aggressori erano solo simpatizzanti del partito. Gli agenti della Digos veneziana, invece, avevano accertato che i quattro erano inseriti nel partito di Bossi e di Maroni.

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