Picchiato per tremila euro condannati gli aggressori
QUARTO. Il rappresentante dell’accusa aveva chiesto per lui una condanna a sei anni e otto mesi e per lei a cinque anni e mezzo, del resto i reati contestati alla coppia erano pesanti: spaccio di sostanze stupefacenti, lesioni e soprattutto. È estorsione. Ma il Tribunale di Venezia, presieduto dal giudice Stefano Manduzio, ha condannato i due, Marco D’Errico (32 anni, Quarto d’Altino) e Milena Matese (28 anni, Preganziol) a sette mesi di reclusione ciascuno e al pagamento delle spese processuali a colui che si era costituito parte civile. Per i giudici del Tribunale nessuno dei due imputati aveva spacciato droga- l’assoluzione è arrivata perché il fatto non sussiste- e soprattutto ha derubricato il reato più pesante di estorsione in quello di esercizio arbitrario delle proprie ragioni.
I fatti risalgono al 5 aprile di tre anni fa, quando un trentenne trevigiano chiede aiuto ai carabinieri, raccontando che un uomo e una donna lo avrebbero picchiato qualche giorno prima, quindi a Quarto d’Altino lo avrebbero costretto a salire nella loro auto portandolo fino a Marcon e lo avrebbero costretto ad estrarre il bancomat senza però riuscire a prelevare soldi dal bancomat. Però, lo avrebbero minacciato, ordinandogli di consegnare almeno duemila euro entro il 18 aprile. Quel giorno, il giovane trevigiano si era presentato con i soldi, ma anche con i carabinieri che avevano bloccato i due. Stando al racconto della parte lesa, lui aveva acquistato trenta grammi di cocaina, promettendo di pagare i tremila euro poco dopo. Ma non avendo saldato il conto, i due avrebbero organizzato l’aggressione e le minacce.
D’Errico e Matese si sono difeso sostenendo di non aver mai venduto cocaina a chichessia e di aver, invece, prestato tremila euro al trentenne trevigiano, che dopo alcuni insistenze non aveva ancora restituito il denaro. Così, quello sì, lo avrebbero inseguito e anche minacciato, ma semplicemente per riavere i soldi che gli avevano prestato. Dopo aver sentito alcuni testimoni e, naturalmente, le versioni fornite dalla parte lesa e dai due imputati, i giudici del Tribunale lagunare hanno ritenuto più corrispondente alla realtà le dichiarazioni della coppia, che così ha evitato la pesante condanna per estorsione. Avrebbero, però, esagerato per cercare di ottenere il dovuto dal trevigiano.
Giorgio Cecchetti
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