Picchia e minaccia di morte i genitori, arrestato
SOTTOMARINA. All'ennesima richiesta di denaro, martedì sera, i genitori si erano opposti. E lui, un, 33enne di Sottomarina con problemi di alcolismo e tossicodipendenza, si era scatenato come una furia in particolare contro il padre che era riuscito comunque a chiamare i carabinieri.
Quando la pattuglia era arrivata sotto casa, il padre era corso verso i militari, chiedendo aiuto e chiarendo che il figlio lo voleva uccidere. Un episodio, quest'ultimo, arrivato all'apice di una escalation che proseguiva da ormai cinque mesi costellati da denunce e segnalazioni alle forze dell'ordine da parte dei genitori.
Maltrattamenti, minacce di morte, pugni e calci, ingiurie, danneggiamenti in casa. Nella maggior parte dei casi, all'origine di tutta questa violenza c'era il diniego di soldi. Martedì l'incubo dei genitori del 33enne è finito: su disposizione del pubblico ministero Giovanni Zorzi, il loro ragazzo è stato arrestato in flagranza dai carabinieri della Compagnia di Chioggia con le accuse di maltrattamenti in famiglia e lesioni personali aggravate e portato in carcere a Santa Maria Maggiore.
Ieri l'udienza di convalida dell'arresto di fronte alla gip Roberta Marchiori. Il 33enne, difeso d'ufficio dall'avvocato Annamaria Marin, ha ammesso gli addebiti, pur sostenendo di non avere un ricordo preciso dell'ultima aggressione al padre, martedì sera, perché sotto l'effetto dell'alcol e di sostanze stupefacenti. «Mi dispiace, ai miei genitori voglio bene», ha detto. Una dichiarazione che non ha convinto la giudice Marchiori. L'arresto è stato convalidato ed è stato confermato il carcere in attesa della prosecuzione delle indagini.
L'escalation di maltrattamenti del figlio verso i genitori era iniziata il 16 maggio: il 33enne aveva rotto con un pugno la vetrata di casa. In quell'occasione era stato disposto un tso in ospedale. Pochi giorni dopo, la madre era stata aggredita con una rondella metallica. Poi altri episodi fino all'inizio di ottobre, quando la mamma era stata ancora aggredita con pugni su testa e braccia.
Il 33enne era poi andato in cucina dove aveva preso due coltelli con i quali tornava verso la mamma che nel frattempo aveva trovato riparo in terrazzo. Il ragazzo aveva violentemente cercato di aprire la porta del terrazzo e solo l'intervento dei carabinieri, su chiamata dei vicini, aveva riportato la situazione ad una calma apparente. In più occasioni papà e mamma si erano presentati al pronto soccorso per farsi medicare le ferite inferte loro dal figlio.
Fino all'episodio di martedì, con l'aggressione al padre. La giudice Marchiori ha ritenuto che l'unica misura cautelare possibile al momento sia il carcere «per evitare il pericolo di contatto tra il figlio e i genitori». A pesare sulla decisione, anche l'elevato pericolo di recidiva tenuto conto dei precedenti penali a carico del 33enne per resistenza, danneggiamenti, lesioni personali, minacce e reati in materia di droga.
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