Piazza Mazzini, esposto degli hotel contro Zoggia

Jesolo. L’accusa degli albergatori: «Omissione in atti d’ufficio del Comune» Non c’è ancora il regolamento sugli orari di apertura e di chiusura dei locali
Di Giorgio Cecchetti
MORSEGO JESOLO PIAZZA MAZZINI DI NOTTE
MORSEGO JESOLO PIAZZA MAZZINI DI NOTTE

VENEZIA. Gli albergatori di Piazza Mazzini tornano alla carica e con un secondo esposto, questa volta contro il Comune, chiedono l’intervento della Procura della Repubblica di Venezia. Un anno fa avevano presentato il primo, seguito da ben settecento firme nel quale si segnalava il degrado e soprattutto il rumore notturno nell’area di Piazza Mazzini, stando a loro provocato, da una serie di locali che chiudevano molto tardi e tenevano la musica ad altissimo volume. L’autorità giudiziaria, dopo aver inviato i carabinieri della polizia giudiziaria veneziana ad eseguire le misurazioni fonometriche, aveva ottenuto dal giudice il sequestro di tutti gli strumenti utilizzati per produrre ed amplificare la musica di quattro locali, Primafila, Le Vip, Capannina e Gasoline. Alla fine, dopo che pure il Tribunale del riesame aveva sostanzialmente confermato il provvedimento, gli strumenti erano stati restituiti ma erano stati inseriti i limitatori sonori, inoltre era stato rivolto un pressante invito al Comune perché redigesse un regolamento in modo da imporre orari di aperture e chiusura, un limite alle emissioni sonore e altre misure per fornire norme certe.

In quei giorni del settembre scorso il sindaco Valerio Zoggia aveva dichiarato: «Vedremo con le associazioni di categoria di trovare un accordo, abbiamo tempo per discuterne e programmare quello che dovremo fare in seguito. Cercheremo un orario che possa andar bene a tutti». Da allora sono ormai passati otto mesi e nessun passo avanti sarebbe stato compiuto così, alcuni albergatori, con gli avvocati Luigi Ravagnan e Valentina Gasparini, gli stessi del primo esposto, sono tornati negli uffici della Procura lagunare.

Chiedono ai pubblici ministeri, vista l’inerzia dell’amministrazione comunale dopo otto mesi, se non vi siano gli estremi del reato di omissione in atti d’ufficio. Per i firmatari c’era tutto il tempo di formulare il regolamento prima che iniziasse la nuova estate, quella del 2015, in modo che non si ripetesse ciò che è accaduto lo scorso anno e anche in quelli precedenti. Sostengono che in otto mesi la giunta e i tecnici del Comune avevano tutto il tempo di avviare le consultazioni con gli esercenti, di contattare gli albergatori e di trovare una mediazione che potesse soddisfare le varie parti in causa. Niente di tutto questo e, dunque, è possibile che ci sia stata una vera e propria omissione in atti d’ufficio, prevista dal codice penale.

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