Piave ormai senza acqua: protesta di Legambiente a San Donà

Raccolte oltre quattromila firme per chiedere di intervenire sul fiume Ieri manifestazione simbolica con venti associazioni e un gruppo di pescatori
DE POLO - DINO TOMMASELLA - SAN DONA' DI P. - LA LIBERAZIONE DELL'ACQUA DA PARTE DI ALCUNI BAMBINI E IL PRESIDIO DEGLI ATTIVISTI DI LEGA AMBIENTE
DE POLO - DINO TOMMASELLA - SAN DONA' DI P. - LA LIBERAZIONE DELL'ACQUA DA PARTE DI ALCUNI BAMBINI E IL PRESIDIO DEGLI ATTIVISTI DI LEGA AMBIENTE

SAN DONÀ. Oltre 4 mila firme sono state raccolte a sostegno del manifesto, promosso da più di venti associazioni attive lungo l’asta del fiume, per denunciare lo stato in cui versa il Piave.

La raccolta è giunta ormai al termine e i circoli di Legambiente hanno voluto concluderla con un’iniziativa simbolica, attuata nel weekend e denominata “Riconnettiamo la Piave”. Il prologo sabato mattina, con la raccolta dell’acqua che sgorga dalla sorgente dell’Oasi Fontane Bianche, a Falzè, nell’alta trevigiana. Ieri l’epilogo al parco fluviale di San Donà. L’acqua raccolta, trasportata in un bottiglione e in una brocca, è stata riversata nel Piave da alcuni bambini. Si è compiuta così la riconnessione del fiume.

«Il senso della riconnessione sta nella mancanza di unione del fiume. Per lunghi periodi dell’anno la Piave non è unita nel suo percorso», spiega Maurizio Billotto, vice presidente di Legambiente Veneto, «l’acqua che scende dai monti o sgorga dalle poche sorgenti rimaste non giunge più al mare. Perché è poca e quella poca si disperde normalmente tra le ghiaie. Le acque che vediamo a San Donà e nel basso corso sono quelle degli scarsi affluenti di risorgiva come il Negrisia. Ma quella che vediamo è principalmente acqua di mare che risale con la corrente. E la biodiversità è stravolta da questo aumento di salinità». Alla manifestazione hanno partecipato una quarantina di attivisti.

Presenti anche il senatore Gianni Girotto (M5S), la consigliera regionale Francesca Zottis (Pd), il sindaco Andrea Cereser con gli assessori Lorena Marin e Luca Marusso, il consigliere comunale Albino Zangrando. E un gruppo di pescatori di fiume. Chiaro e forte il messaggio che si è levato dal presidio: «La Piave deve vivere. Deve avere la sua acqua che viene depredata lungo il corso e la dignità di non essere derubato della sua ghiaia».

La prossima settimana le firme saranno consegnate al consiglio regionale, oltre che al ministero dell’Ambiente e alla Comunità Europea. «È un appello che rivolgiamo principalmente proprio al consiglio regionale, che ha la possibilità di legiferare e controllare molte delle attività che si svolgono lungo il fiume», conclude Billotto, «c’è la proposta di rendere la Piave patrimonio dell’Unesco. Se ci sono questi interessi, che non siano semplicemente di marketing, li vogliamo unire. Lo sforzo è che questo fiume diventi effettivamente un patrimonio. Ma per essere un patrimonio un fiume ha bisogno di acqua».

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