«Piano sull’ex Umberto I non esistono alternative»

Carli (Dng) : «Variante concordata con il sindaco, al Comune diamo 10 milioni di oneri». Battibecco Borghello-Boraso, Pd a rapporto giovedì per un’intesa
Di Mitia Chiarin
Firma progetto area ex Umberto I presso municipio di Mestre. nella foto: Marcello Carli presidente DNG ed il sindaco di Venezia Giorgio Orsoni
Firma progetto area ex Umberto I presso municipio di Mestre. nella foto: Marcello Carli presidente DNG ed il sindaco di Venezia Giorgio Orsoni

«La Dng non è in stato prefallimentare o concordatario. Per appurarlo, è sufficiente informarsi in Tribunale o in Camera di commercio. La nostra azienda è sana, ma spiace che esponenti istituzionali parlino di cose di questo spessore senza essere informati». Marcello Carli, presidente della Dng, società proprietaria dell’area dell’ex Umberto I che è diventato tema di scontro politico nella maggioranza in Comune, non ci sta e alle critiche piovute al protocollo d’intesa e alla proposta di variante al progetto delle tre torri, concordato con il sindaco Orsoni e l’assessore Ferrazzi ed oggi nel mirino delle critiche dopo il parere contrario della Municipalità di Mestre Centro, fa sentire la sua voce. Anzitutto, dice Carli, «non vi intenzione di raggruppare quattro medie distribuzioni. Vi è invece l’intenzione di promuovere un distretto commerciale di alta qualità», negli oltre 16 mila metri quadri previsti dalla variante, contro i 9 mila del vecchio piano. E «l’albergo può diventare un fattore di sviluppo notevole, soprattutto se di qualità ed integrato opportunamente con lo sviluppo dell’intero compendio». Alle critiche dell’associazione albergatori, contraria, Carli dice «che una struttura di livello non può che favorire la concorrenza tra imprese, e migliorare il centro di Mestre». Con l’operazione delle “principesse” (il soprannome per le tre torri) « Dng Spa verserà nelle casse del Comune oltre 10 milioni di euro», in oneri di urbanizzazione, offrendo un beneficio ulteriore ai padiglioni passati in comodato d’uso gratuito a Ca’ Farsetti. Il via ai cantieri, per ora, è una prospettiva, non una certezza: «Il mondo, l’economia, sono completamente cambiati e alla variante attuale, concordata con il Comune, non vedo alternative». Ovvero, un ritorno al vecchio piano, per la Dng sarebbe improponibile perché fuori mercato. Il clima politico attorno alla variante e all’accordo si infiamma ancora dopo l’acceso dibattito in commissine Urbanistica di lunedì scorso a Mestre. Ieri davanti a Ca’ Farsetti il capogruppo Pd Claudio Borghello ha finto di gettare in acqua il consigliere di centrodestra Renato Boraso, intento a dialogare con il direttore dell’associazione Albergatori Claudio Scarpa. «Era una cosa scherzosa» dice Borghello, ma poi il messaggio si è fatto serio: «sull’ex Umberto I non si cambia nulla. Ve la mangiate». Boraso non ha gradito: «Se non c’è disponibilità al confronto dopo il parere negativo della Municipalità, seppellirò il consiglio di emendamenti perché è giusto prevedere un nuovo albergo solo dopo una rottamazione di strutture esistenti». Borghello resta convinto che l’intesa tra Comune e Dng deve andare in porto. E ai critici ricorda che non hanno portato alcuna alternativa seria al “buco” attuale. Quindi, ha convocato per giovedì prossimo una riunione del Pd cittadino per tentare di ricucire lo strappo interno e le tensioni tra l’assessore Ferrazzi, Venturini e parti del partito che contestano anche l’operazione in area Maccatrozzo, sul Terraglio. L’eredità politica di «aver spostato l’ospedale a Zelarino è stato l’impoverimento del centro», ricorda Borghello: «Le scelte possibili sono due: tenersi il degrado o tentare una via diversa. Le opinioni e gli interessi sono tutti legittimi ma non c’è beneficio pubblico più grande del riaprire l'area alla frequentazione e ai servizi. Se poi Dng riesce a far ripartire il progetto meglio; uscendo dallo stallo non ci teniamo un luogo generatore di degrado in centro», scrive ai suoi chiedendo di sostenere l’intesa in commissione. «Se non ci muoviamo, dopo l'accordo raggiunto, non potremo più dare colpa solo alla crisi economica».

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