«Piano interventi senza scelte operative»
Città verticale e documento del sindaco per il Piano degli interventi, la città ne discute. Pd e Movimento Cinque Stelle sono critici. «È un documento interamente confermativo del Pat adottato e controdedotto dalla giunta precedente. Non contiene alcuna scelta specifica rapportabile ai contenuti programmatori per il quinquennio di validità del Piano interventi. Anche il riferimento alla revisione delle norme ha contenuti più di struttura che di obiettivi di pianificazione», dice il capogruppo del Pd in Comune, Andrea Ferrazzi.
Città verticale. «Viene teorizzata la città verticale indicando ambiti urbani (piazza Ferretto, via Piave, via Cappuccina) dove, senza un approfondimento di metodo che possa rendere fattibile tale scelta (polverizzazione proprietaria, sostenibilità delle reti di sottoservizi, il decreto ministeriale 1444/68 su distanze e altezze), tali scelte rientrano più nel regime dell’auspicio piuttosto che in quello della programmazione quinquennale», dice l’ex assessore all’Urbanistica. «Non viene descritto alcun intervento specifico per il centro di Mestre. Cosa si fa dell’ex Umberto I, di piazzale Cialdini, della stazione, di via Ca’ Marcello e dell’ex scalo merci, della Giustizia o di via Gazzera Alta?», continua Ferrazzi. «Non sembra, nella forma e nella sostanza, un documento con i contenuti tipici del Piano degli interventi ma un atto analogo al preliminare del Pat». Insomma, «un piano senza scelte operative» è la critica.
Quadrante. Anche sul Quadrante. «Manca del tutto una vera programmazione. Dico di più: contraddicendo ciò che il sindaco ha ribadito più volte nel documento si fa propria la finalità prevista dal Pat», spiega Ferrazzi secondo cui si è «perso un anno. Ritardo che si somma a quello del regolamento edilizio», che scritto dalla giunta Orsoni e adottato dal commissario Zappalorto e che attende ancora di diventare operativo.
Quattromila alloggi invenduti. «I primi documenti del Pat risalgono al 2009 ed è innegabile che, dal punto di vista urbanistico e immobiliare, sembra sia passato un secolo. La crisi economica ha generato 3- 4.000 appartamenti invenduti nel Comune; commesse e magazzinieri in contratto di solidarietà per il proliferare dei centri commerciali e un sacco di capannoni e aree produttive dismesse tra cui spiccano quelle inquinate di Porto Marghera», è l’analisi di Davide Scano, consigliere M5s in Comune che, pur comprendendo le difficoltà, ha idee del Movimento da mettere in campo: «Bloccare l'espansione urbana su nuove aree agricole; premiare chi investe a Porto Marghera con azzeramento dei costi di costruzione; stop alla monetizzazione degli standard (verde e parcheggi); riduzione generale degli indici di cubatura e taglio delle nuove previsioni, anacronistiche (case, uffici e servizi per altri 50 mila abitanti). Occorre concentrarsi su pochi interventi mirati e di qualità: l'ex Umberto I, l'asta della stazione, via Fratelli Bandiera, le aree attorno al Vega», dice Scano, critico col sindaco sul favore alla torre “Venus Venis”.
Tessera versus Marghera. «La Cgia di Mestre ricorda che si perdono 6 posti di lavoro per ogni nuovo posto nella grande distribuzione. Brugnaro accetta nuovi alberghi a Venezia, fregandosene delle promesse della campagna elettorale. Vuole il Quadrante di Tessera e non dice di essere contrario alla terza pista. Per noi stadio, palazzetto dello sport e parco divertimenti possono trovare spazio a Porto Marghera».
Mitia Chiarin
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