Pianiga, Unitrans chiude a fine febbraio: 48 lavoratori a casa

In Regione la presa d’atto dell’impossibilità di proseguire l’attività dell’azienda che produce furgoni isotermici. Scatta la cassa integrazione in attesa di un ricollocamento dei dipendenti

Alessandro Abbadir
Una manifestazione di protesta dei lavoratori dell’Unitrans di Pianiga
Una manifestazione di protesta dei lavoratori dell’Unitrans di Pianiga

 

Cala il sipario sull’attività della Unitrans di Pianiga, una azienda che si occupa di produrre furgoni isotermici.

Per l’azienda che ha sede nella frazione di Cazzago e che ha in forze 48 lavoratori, non ci sono più i presupposti per continuare l’amministrazione straordinaria.

Unitrans è stata fondata nel 1967 da Enzo Chiarcos con l’obiettivo di produrre furgoni per la conservazione dei cibi deperibili. Dopo la morte del fondatore, la titolarità è passata a Karin Monschauer, la sua compagna.

La proprietà dell'area, cioè dei terreni dove sorge l'azienda e dell'immobile, è in capo ad un "Anstalt", una fondazione di cui Monschauer è titolare.

Unitrans non ha pagato per due anni la locazione dovuta all'Anstalt, che quindi ha chiesto lo sfratto. L'intenzione della proprietà è di vendere i terreni. Dopo alcuni mesi trascorsi nella speranza di trovare imprenditori pronti a rilanciarla, ad annunciare l’epilogo dell’attività è stata direttamente l’assessore regionale Valeria Mantovan.

L’incontro in Regione

Mantovan lo ha fatto dopo che il 18 febbraio si è tenuto il primo incontro da quando, il 27 gennaio, è stata dichiarata la liquidazione giudiziale.

Alla riunione, coordinata dall’Unità di crisi aziendali di Veneto Lavoro, hanno partecipato la direzione lavoro regionale, la curatrice fallimentare la dottoressa Chiara Boldrin, l’amministratore unico di Unitrans, i sindacati Fiom Cgil e Fim Cisl e le Rsu.

«Abbiamo preso in carico il caso Unitrans, con l’unità di crisi aziendali della Regione, quasi un anno fa» afferma l’assessore Valeria Mantovan, con delega alle questioni del lavoro «e da allora abbiamo provato con il management, i consulenti e le parti sindacali a definire soluzioni per la cessione e il rilancio che, purtroppo, non hanno avuto un esito positivo. Nel corso dell’incontro odierno il curatore della procedura di liquidazione giudiziale ci ha anticipato che, in seguito agli approfondimenti realizzati, non sono stati riscontrati i presupposti per procedere con l’esercizio provvisorio oltre il mese in corso».

Cosa succede ai lavoratori

Ora però si tratta di tutelare la continuità di reddito di 48 lavoratori e delle rispettive famiglie.

«Oggi la priorità» spiega Mantovan «è definire strumenti che possano supportare i 48 lavoratori dopo la chiusura delle attività e porre in essere tutte le azioni necessarie per agevolare il loro ricollocamento. In questa fase, come Regione renderemo disponibili per i lavoratori i percorsi regionali di politica attiva del lavoro per la ricollocazione collettiva».

Il 18 febbraio pomeriggio, è stata convocata in azienda a Cazzago, una assemblea dei lavoratori per spiegare la situazione.

«Purtroppo» spiega per Fiom Cgil, Cristiano Modesto «non c’erano più i presupposti per continuare l’amministrazione straordinaria. Ora puntiamo a finire il mese di lavoro di febbraio e a consegnare le ultime commesse, poi si punterà a far partire un anno di cassa integrazione straordinaria e due di disoccupazione. Restano da recuperare anche i mesi di gennaio (ad ora non pagato) e febbraio». —

 

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