Petrolio connection, gasolio di contrabbando dalla Libia a Porto Marghera
VENEZIA. Dalla Libia a Porto Marghera attraverso Malta. Milioni di metri cubi di gasolio hanno seguito la rotta dell’illegalità: dichiarati di origine saudita pur arrivando dalla Libia, sono stati immessi, dopo essere stati opportunamente mescolati con altri prodotti, nei nostri mercati nonostante la scarsissima qualità.
Trafugato dalla raffineria nazionale libica di Zawyia, controllata da una delle milizie non governative, il carburante prendeva la via dell’Italia. Augusta in Sicilia, Civitavecchia sulle coste laziali, e appunto Porto Marghera erano gli approdi delle navi cariche di gasolio illegale. Un giro d’affari smascherato a fine 2017 dall’indagine della Finanza, su coordinamento della Procura di Catania, grazie a una denuncia dell’Eni.
Tra il giugno 2015 e il giugno 2016 sono stati 31 i viaggi illegali documentati, alcuni anche con rotta su Venezia: complessivamente è stata accertata la provenienza illecita di 82 milioni di metri cubi di gasolio per un valore d’acquisto di 27 milioni a fronte di un valore di mercato di 51, con 11 milioni di Iva evasa. Il tutto orchestrato da un’organizzazione libica, maltese e italiana finita nell’inchiesta.
I viaggi. Tra il 28 e il 29 gennaio 2016 viene documentato dalla Finanza uno dei viaggi verso Venezia. Al largo di Malta viene fissato, grazie a telefonate ed sms, il rendez vous tra le navi cisterna Basbosa e Ruta: il gasolio importato illecitamente dalla Libia e ripulito a Malta, viene trasferito dalla prima alla seconda attraverso una manichetta. Ultimato il trasbordo, la Ruta riparte con destinazione Porto Marghera con un carico di gasolio indicato nella polizza di carico - si legge nelle carte dell’inchiesta - di 3.308,820 metri cubi, da consegnare al deposito fiscale di prodotti energetici della Decal, per conto della Maxcom Bunker. Altro viaggio il 23 marzo 2016: la nave Portoria scarica alla Decal altri 6.329,949 metri cubi di gasolio illecito. Prima ancora - è il 24 luglio 2015 - la Ruta porta 2.695.499 chili di carburante “nero”.
Rotta su Venezia. «Hi Gordon. We can go to Venice with Ruta», ovvero «Ciao Gordon. Possiamo andare a Venezia con Ruta»: è Marco Porta, amministratore delegato della Macom Bunker spa (indagato), società che commercia prodotti petroliferi, arrestato nell’operazione della Finanza, a scrivere un sms a Gordon Debono (indagato), imprenditore maltese nel settore degli idrocarburi. È la fine del 2015. Pochi giorni dopo è ancora Porta a preoccuparsi personalmente del traffico. Scrive un sms in inglese a Debono: «Gordon, l’idea è di andare ad Augusta, scaricare 1.700 metri cubi oggi. Andare fuori Malta. Caricare Basbosa. Andare a Venezia perché da domani ci sono 5 giorni di maltempo a Malta». Il brutto tempo fa paura e Porta cerca di accelerare: la Ruta scaricherà in Sicilia un carico di gasolio, poi con una operazione “ship to ship” con la nave Basbosa verrà ricaricata e partirà alla volta di Marghera. Un meccanismo, questo, che l’organizzazione aveva ottimizzato e ripeteva ogni qualvolta c’era un carico diretto in laguna.
I prezzi. «Se lo porto a Venezia, meno 10»: l’intercettazione contenuta nelle carte dell’indagine è la prova per la Finanza di come del ribasso dei prezzi fissati da Porta per le consegne di gasolio a Venezia: il prezzo finale ammontava, prendendo come base di riferimento la quotazione “Platts” del giorno della discarica, a meno 10 euro per le consegne a Porto Marghera. Ancora maggiore (20-30 euro) lo sconto praticato ad Augusta.
Il timore della Dogana. I controlli alla Dogana di Venezia sono stringenti. Lo sa bene Darren Debono, proprietario di una delle imbarcazioni e indagato. È lo stesso Debono che propone al comandante della nave di farsi inviare alcune mail sulla quotazione del gasolio destinato al bunkeraggio per simulare una «situazione più realistica» in maniera di eludere gli eventuali controlli: «Noi diciamo al capitano di mandarci una email, lo sai? Per chiedere la quotazione, qualcosa del genere, per sembrare più realistico...».
I documenti. Lo scarico delle navi cisterna avveniva, dicono le carte, solo «dopo la convalida finale dei falsi documenti inviati all’Agenzia Marittima Carlo Tonolo di Venezia per una valutazione ai fini doganali».
Le società coinvolte. Contattate ieri al telefono, sia la Decal che l’Agenzia Marittima Carlo Tonolo (che non sono indagate) non hanno voluto rilasciare dichiarazioni in merito alla vicenda.
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