Un pezzo di Petrolchimico va all’asta. Si parte da nove milioni di euro

Quattordici lotti dell’area ex Vinyls a Porto Marghera andranno al miglior offerente, bonifiche già scontate nel prezzo. Il curatore Pizzigati: «Speriamo si faccia avanti un unico compratore». Nicoletta Zago, storica operaia: «Un pezzo della nostra vita»

Mitia Chiarin
Uno scorcio dell’ex Petrolchimico, area a lungo di proprietà di Vinyls ora finita in larga parte all’asta fallimentare (foto Pòrcile)
Uno scorcio dell’ex Petrolchimico, area a lungo di proprietà di Vinyls ora finita in larga parte all’asta fallimentare (foto Pòrcile)

Un pezzo di Petrolchimico va all’asta. Quattordici lotti pari a circa 71.534 metri quadri di terreni, edifici e laboratori che vanno all’asta decretando l’ultimo atto della storia, travagliata, dell’unica azienda italiana di produzione di Pvc. Parliamo della Vinyls Italia che operava nel nuovo Petrolchimico, oggi landa desolata. L’asta è l’ultimo atto della procedura di fallimento.

Alla Vinyls si scrisse un pezzo di storia, dolorosa, della dismissione della chimica a Marghera. Come non dimenticare le lotte degli operai in strada, l’occupazione delle torri alte più di 150 metri e nel 2013 l’amarezza per il fallimento avviato dal tribunale di Venezia, in assenza di compratori decisi a tenere in vita quell’azienda.

Il prossimo 21 febbraio ci sarà l’atto finale, ovvero la vendita all’asta di aree e edifici presso lo studio del curatore fallimentare, il commercialista mestrino Mauro Pizzigati.

Il valore dell’operazione è stimato in poco meno di 9 milioni di euro. Pizzigati precisa: «Essendo i costi di bonifica a carico di chi si aggiudica i lotti, la procedura prevede che il prezzo di vendita sia calcolato al netto della bonifica su tutti i lotti interessati».

In pratica dal valore di stima degli impianti della Vinyls sono stati già tolti i circa 4 milioni di euro per le bonifiche necessarie. In questi anni l’azienda è rimasta inattiva con pochi addetti al lavoro per le prime bonifiche e alcuni amministrativi a tenere in piedi la contabilità. La speranza, dice Pizzigati, è che «ci sia un unico compratore per tutti i lotti in vendita. Si tratta di un’area importante, all’interno del Petrolchimico, dove oggi sono tanti i progetti legati alla logistica, che può ottenere anche linee di finanziamento Zes e con l’interesse del Porto, del Comune e della Regione».

Se non ci sarà un unico compratore l’altra ipotesi sul piatto, è quella dell’effetto “spezzatino”. Con tanti diversi acquirenti. O l’asta deserta.

La storia

Vinyls Italia era nata nel 1986 come Evc (European Vinyls Corporation International) a cui venne affidata la gestione degli impianti di produzione di VCM e PVC in Italia, Germania, Svizzera e Gran Bretagna. Nel 2001 la inglese Ineos acquistò il 50% delle azioni EVC, diventando poi azionista unico nel 2005. Esperienza che dura poco perché nel 2008 Ineos annunciò di voler chiudere le aziende italiane.

E si parlò allora di debiti importanti accumulati, oltre 70 milioni di euro, nei confronti di Eni che forniva il dicloretano per le produzioni. Nel 2009 la cessione a due società del gruppo Sartor, Sartor Investment srl e Sartor Holding Srl. Nasce così la Vinyls Italia Spa. Ma la vita è brevissima. Dopo una ventina di giorni la nuova proprietà annunciò di abbandonare il progetto asserendo che la colpa era da addebitare agli aumenti di costo del dicloretano.

A maggio dello stesso anno venne presentata richiesta di fallimento che sfocerà poi in una amministrazione straordinaria. Pizzigati ricorda: «Prima l’esercizio provvisorio servirà a garantire la sicurezza ambientale, ritenendola tema principale rispetto ai creditori. Si sono poi cercati acquirenti ma non sono stati trovati».

Gli ex lavoratori

La notizia della vendita all’asta la commenta Nicoletta Zago, protagonista della clamorosa occupazione di una delle torri della azienda, poi demolite nel 2017.

«Fa male pensare all’abbandono del Petrolchimico e di quei laboratori Vinyls in cui ho lavorato e dove sono stati prodotti tantissimi materiali in Pvc. Sono felice che ci sia la parola fine ma dispiace che si sia persa quella esperienza di alta professionalità e di qualità di prodotti e controlli», racconta. Nicoletta è stata per l’ultima volta in fabbrica nel 2019 per le riprese di “Pianeta Mare” di Andrea Segre.

«Per me rientrare fu un tuffo al cuore. Chi si è rivolto agli uffici legali del sindacati ha ottenuto la liquidazione completa. Non so se quanti hanno agito da soli hanno ottenuto lo stesso» ammette.

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