«Pessima pianificazione del territorio»
Sono due i punti sui quali il professor Luigi D’Alpaos non ha dubbi: siamo vittime dei nostri comportamenti (sui quali si dovrebbe intervenire) e negli ultimi sessant’anni abbiamo adottato delle politiche di pianificazione territoriale “beduine”. Il professore emerito di ingegneria idraulica dell’Università di Padova è intervenuto ieri sera al dibattito pubblico dal titolo “Allagamenti a Mestre: cos’è cambiato dal 26 settembre 2007?”. Appuntamento che aveva come obiettivo quello di mettere a fuoco, a dieci anni da quando la città si svegliò con i garage allagati e le abitazioni a mollo, se oggi siamo o meno più sicuri. A fare gli onori di casa il presidente di Mestre, Vincenzo Conte. Tra gli ospiti l’assessore Francesca Zaccariotto, Maurizio Calligaro, Mariano Carraro (commissario emergenza idraulica), Massimo Gattolin (città metropolitana), Carlo Bendoricchio (direttore del Consorzio di Bonifica Acque Risorgive. Presenti cittadini e rappresentanti dei Comitati allagati. A moderare la giornalista Gloria Bertasi. «Il territorio veneziano ha una condizione non diversa da altre parti del Veneto», ha esordito D’Alpaos. Dito puntato sulla pianificazione territoriale: «Peggio di così era davvero impossibile fare e ricordo che nel 1992 stavano già discutendo di questi problemi e di una pianificazione territoriale mal calata nel territorio».
Molti i temi affrontati, tra cui la condizione di insufficienza generalizzata della rete idraulica minore, la necessità di predisporre un piano di riassetto del territorio che sia sovrastrutturato rispetto alla pianificazione. «Perché all’inizio del Duemila si sono allagati i sottopassi? Oggi abbiamo le conoscenze tecniche e scientifiche per procedere su una strada migliore di quella percorsa nel passato. Il rischio zero non sarà mai un obiettivo che l’uomo potrà raggiungere, ma il rischio ragionevole sì, con comportamenti diversi da quelli che abbiamo tenuto».
Da ultimo un appello: «Chi ha responsabilità delle scelte, peschi tra quelli che sono capaci, tra quelli che sanno». «Il rischio zero non esiste», ha concordato Carraro, che ha ricordato gli interventi pianificati di cui molta parte realizzati dal 2007 in poi (380 interventi per oltre 300 milioni di euro), il fatto che ad andare in crisi fu il sistema fognario cittadino «non adeguato a supportare questa urbanizzazione». «Dobbiamo essere pronti ad affrontare i rischi», ha aggiunto. «Se si ripetesse una situazione simile al 2007», ha aggiunto Calligaro, «ci sarebbero dei disagi, anche se minori». 23 interventi alle fognature sono stati eseguiti da Veritas, per un complesso di 44milioni spesi.
Tra le questioni affrontate, i piani territoriali delle acque, la programmazione della manutenzione, l’invarianza idraulica. Il direttore del Consorzio, Bendoricchio, ha sottolineato la velocità con la quale venivano realizzati gli interventi all’epoca del commissario straordinario, 3 anni contro i 10-12 ordinari, e la diminuzione dei fondi a disposizione oggi.
Marta Artico
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