Pescaggio ridotto Il porto perde il 30% del traffico in arrivo

Chioggia. I sindacati lanciano l’allarme dopo l’ordinanza emessa a febbraio a causa di un natante che si era incagliato

CHIOGGIA. Porto in affanno, calo del 30% nel traffico per la riduzione del pescaggio. I primi effetti dell’ordinanza della Capitaneria che certifica una riduzione dei fondali, passati da 7 metri a 6.5, si stanno facendo sentire.

I lavoratori parlano di una perdita di 50.000 tonnellate di merce e di 6-7 navi già pronte a cambiare scalo nelle prossime settimane. I sindacati stanno attendendo l’incontro con il comandante della Capitaneria, Luca Cardarello, che comunicherà gli esiti dei rilievi in corso sui canali del porto da parte del Genio civile, per decidere eventuali azioni di protesta. I problemi sono iniziati nel febbraio scorso. Con il maltempo una nave è rimasta incagliata uscendo dal porto e il 16 febbraio la Capitaneria, sulla scia della segnalazione dei piloti su tratti di secca, ha emesso un’ordinanza temporanea di riduzione del pescaggio per garantire la massima sicurezza. Il provvedimento ha subito preoccupato i lavoratori e le imprese che durante lo sciopero nazionale del 6 marzo hanno protestato anche per i problemi locali legati ai fondali e una delegazione è stata ricevuta in Capitaneria.

Il comandante ha spiegato che sarebbero iniziati dei rilievi ufficiali da parte del Genio per certificare la profondità di ogni singolo canale e capire se l’ordinanza poteva essere revocata. «Dal giorno dell’ordinanza», spiega Silvia Vianello, segretaria Pd di Chioggia, Cavarzere, Cona, «le agenzie marittime e le cooperative stanno perdendo continue commesse, con una riduzione del lavoro del 30% perché non possono accogliere molte navi con cui avevano stipulato contratti in precedenza. Se i rilievi in corso confermeranno le criticità dove saranno reperite le risorse per gli escavi dato che il nostro porto non rientra nel piano triennale? Sindaco e giunta avrebbero già dovuto farsi carico del problema ponendolo nelle sedi opportune dato che il porto è motore della nostra economia e fucina di posti di lavoro». I lavoratori confermano che la situazione è critica e che già si è notata una flessione importante con la perdita di 50.000 tonnellate di merci che non possono più entrare in porto. «I rilievi sono quasi ultimati», spiega Renzo Varagnolo, Filt Cgil, «appena il comandante avrà il quadro reale della situazione avremo un confronto e in base a quanto ci sarà comunicato ci muoveremo. Certo è che la preoccupazione è alta e che non staremo in silenzio a guardare un ridimensionamento del porto che ha invece potenzialità enormi. Se sarà confermato l’insabbiamento del porto occorre partire subito con gli scavi».

Elisabetta Boscolo Anzoletti

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