Persone senza dimora a Mestre: uno su quattro è under 30
MESTRE. Emergenza freddo, occasione per intercettare senza tetto e bisognosi, ma anche di riscatto e inclusione sociale per persone che per anni hanno vissuto in una situazione di difficoltà e che finalmente hanno trovato un lavoro. L’assessore alla Coesione sociale, Simone Venturini, ha presentato ieri mattina, a Villa Querini, i dati consuntivi del progetto “Emergenza inverno 2016-17”, promosso da Comune e associazioni del Terzo settore. Presenti, tra gli altri, la dirigente, Alessandra Vettori, il presidente e il direttore della Casa dell'Ospitalità, Giovanni Benzoni e Francesco Pilli, Antonio Boschin del Coges. Se cresce il numero di chi ha avuto un tetto e un letto per dormire durante le notti gelide, a preoccupare è la giovane età di chi si trova per strada, legata a dipendenze e disturbi di origine psichiatrica.
Identikit e background. Delle 423 persone contattate, 370 sono uomini, 53 donne, di questi circa 36 hanno problemi di salute e sono più fragili. Il dato che risalta è l’età. Se alla Casa dell’ospitalità la media degli ospiti ha sui 50 anni, quella dei senza tetto che vivono per strada si abbassa a 40. Ben 102 persone sono under 30 e di queste 12 hanno un’età compresa tra i 18 e i 20 anni. Il Comune sta cercando di capire tra i giovani, quanti sono per strada per questioni legate alle dipendenze e quanti per un disagio di tipo psichiatrico, un confine spesso labile.
I numeri. Grazie all’aumento dei posti letto da 24 a 34 per notte, portati anche a 45 nel periodo più freddo, sono state complessivamente 3.928 le accoglienze notturne della Casa dell’Ospitalità: quasi 700 in più di quelle offerte nell’inverno precedente (che erano state 3.256). Riguardo all’assistenza in strada sono stati distribuiti complessivamente circa un centinaio di sacchi a pelo, 700 coperte, 2000 kit “scaldamani” e 1700 “scaldapiedi”, oltre a 11mila merende e 200 chilogrammi di tè solubile. «In pratica siamo riusciti a raggiungere» ha sottolineato Venturini, «oltre 400 persone che vivono in strada, offrendo a quasi tutte loro la possibilità, nelle notti più rigide, di dormire in un posto caldo e dotato di docce».
Inclusione sociale. Un’intuizione che si è rivelata vincente, è stata quella di aver attivato lo sportello gestito dalla Coges alla Casa dell’Ospitalità, per facilitare l’inserimento lavorativo dando vita a un iter di recupero sociale. «Un percorso effettivamente attivato per 36 persone in ambito lavorativo», ha precisato Venturini (con l’avvio, tra l’altro, di 6 tirocini in aziende, 4 corsi di formazione, 21 contratti di lavoro, tre dei quali a tempo indeterminato e 8 a tempo determinato)». 48 i colloqui e le persone viste. Sono state 6, altro dato di valore, le persone uscite dalla Casa dell’Ospitalità per andare a vivere autonomamente. Un risultato, quest’ultimo, che è anche cifra del lavoro svolto. Ricordiamo che alcuni ospiti della Casa sono stati impiegati in qualità di operatori per il servizio notturno alla stazione, e si sono rivelati molto preziosi tanto che è stato loro prolungato il contratto. Il tutto nella logica della volontà dell’assessorato di spezzare il circolo vizioso di assistenzialismo. Da qui la scelta di far rimanere aperto lo sportello del Coges alla Casa dell’Ospitalità per tutto l’anno e accreditare la struttura quale ente per la formazione al lavoro, così come rimarrà attivo il numero verde 800-589266 per segnalare le emergenze. Non solo. «Due senza fissa dimora», ha raccontato Pilli, «hanno chiesto di poter essere accolti in modo stabile all’interno della Casa dell’Ospitalità». Alcuni senza tetto, dunque, sono diventati autonomi e hanno trovato un lavoro, altri hanno deciso di abbandonare la strada.
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