Perquisiti gli uffici e la casa di Miozzi
Inchiesta Miozzi, perquisiti l’abitazione e gli uffici della società riconducibili al presidente nazionale del Movimento dei Consumatori. I finanzieri del Nucleo Provinciale di Polizia Tributaria di Venezia, su mandato del pm Stefano Buccini, hanno perquisito e sequestrato faldoni con parecchi documenti nell’abitazione di Lorenzo Miozzi, nell’ex ufficio del consulente fiscale in via Carducci, nel ristorante Officina del Gusto di via Sarpi e nella sede del Movimento Consumatori in via Torino.
Sono due le indagini della Guardia di Finanza - coordinata dal sostituto Stefano Buccini - che hanno acceso i riflettori sulle attività di Lorenzo Miozzi: nella prima inchiesta è indagato come presidente del Movimento consumatori, nell'altra per la sua attività di consulente fiscale. Truffa aggravata, truffa, appropriazione indebita, falso le ipotesi di accusa a suo carico. Nel primo caso è riuscito ad ottenere un finanziamento pubblico per la realizzazione del sito web dell'associazione: soldi che, secondo l'accusa, non gli sarebbero spettati, se non in parte, in quanto avrebbe usato uno stratagemma illegale per fornire le fatture utili a incassare il denaro.
Nel secondo caso, una decina di clienti dello studio di cui è titolare lo hanno denunciato accusandolo di non aver versato allo Stato i contributi e gli altri oneri fiscali che loro gli avevano affidato come professionista di fiducia. Se dieci sono quelli che lo hanno denunciato, ad aver patito il danno sarebbero una quarantina di commercianti, artigiani, imprenditori grandi e piccoli, cooperative sociali.
I finanzieri ieri mattina hanno sequestrato una quarantina di faldoni contenenti parecchi documenti. Molti sono di clienti di Miozzi, consulente fiscale. Ora dovranno essere controllati e una volta dissequestrati quelli dei clienti che ne hanno fatto richiesta saranno restituiti agli stessi.
La Guardia di Finanza è anche a caccia dei soldi che secondo l'accusa il presidente nazionale del Movimento dei Consumatori si è "trattenuto" dai clienti del suo studio di consulente fiscalista. Parecchio denaro. Ma non solo. I militari del Nucleo di Polizia Tributaria vogliono anche capire dove siano finiti i 70mila euro che il consulente, molto noto in città, ha ottenuto come finanziamento pubblico per realizzare il sito web dell'associazione, utilizzando fatture emesse da una cooperativa a lui riconducibile, la Social Mind.
Le fatture emesse per accedere ai fondi, non potevano essere utilizzate, secondo l’accusa, a quello scopo. Per questo Miozzi è indagato per truffa. Deve rispondere anche di truffa aggravata e appropriazione indebita.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © La Nuova Venezia