Perquisita la sede belga del Consorzio

L’inchiesta sul mega-cantiere Rive Gauche di Charleroy, il gruppo di Jesolo assicura il pagamento degli stipendi arretrati
Di Francesco Furlan

MESTRE. Da un lato risoluzione delle vicenda finanziaria, che sembra essere prossima ad una via d’uscita. Dall’altro l’inchiesta della giustizia belga, che vede il responsabile tecnico della Bison, Marino Giannetti, fermato in attesa che si chiarisca il caso. Procede su questi doppi binari la vicenda del più grande cantiere del Belgio, quello del centro commerciale Rive Gauche, al quale sta lavorando il consorzio edile Cm-Bison di Jesolo.

L’indagine. Gli investigatori belgi vogliono capire bene quali siano le relazioni tra le aziende che partecipano al consorzio edile Cm e come siano stati fatti i contratti di assunzione degli operai. Come noto il caso in Belgio è scoppiato la scorsa settimana dopo che alcuni dipendenti hanno protestato, alcuni dei quali salendo su una gru, per il mancato pagamento dello stipendio. Proprio per cercare di fare luce sulle relazioni tra le aziende gli investigatori belgi l’altro giorno hanno perquisito la sede belga del Consorzio edile, che si trova in una zona chiamata Gosselies, in Avenue Jean Mermoz, acquisendo parecchio materiale. Da parte sua Giannetti, già interrogato dal giudice Paul Dhaeyer dopo essere stato fermato lunedi all’aeroporto, è stato lasciato libero a patto che non si allontani dal Belgio, in attesa che venga istruito il processo nel quale dovrà rispondere di mancato rispetto delle norme sul lavoro e - secondo diverse testate di media belgi, tra i quali Le Soir - tratta di essere umani, aspetto quest’ultimo che viene però al momento smentito dalla casa madre dell’azienda jesolana di Aldo Bison.

Il kosovaro in carcere. L’azienda Bison, che agisce come procuratore per conto del consorzio Edile Cm, tramite l’avvocato Carlo Mazzon ha fornito ieri la propria ricostruzione dei fatti. Il problema sarebbe nato perché due delle imprese consorziate, la D.G. e la B&G 2015, di cui è responsabile un kosovaro, pur avendo ricevuto i soldi dal Consorzio Cm, non li avrebbero poi usati per pagare i dipendenti. Il kosovaro tra l’altro, poiché tra i dipendenti sono risultati esserci anche alcuni rifugiati egiziani, è finito in carcere proprio per tratta di essere umani. Per ciò che riguarda i soldi non versati agli operai - la legge belga è molto rigida in materia - le autorità belghe risalendo la catena del consorzio, sono andati a bussare alla porta del consorzio edile Cm.

Pagamento degli arretrati. Ieri il Consorzio edile, sempre tramite l’avvocato Mazzon, ha fatto sapere di aver versato tramite l’avvocato belga Sem van Cut, la somma di 500 mila euro necessaria per pagare gli arretrati dei dipendenti - operai edili rumeni, egiziani e kosovari - e permettere così di ripartire con i lavori. Una decisione presa con la società temporanea Valens-Duchene per la quale il Consorzio lavora in sub-appalto. Nei giorni scorsi però a prendere le distanze dal Consorzio era stata la società promotrice del progetto, la St Lambert, che aveva sottolineato come fosse compito diretto del Consorzio edile occuparsi del rapporto con il personale dipendente.

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