Permessi facili, patteggiano in dieci
JESOLO. Nel processo per le mazzette ai poliziotti per i permessi di soggiorno “facili”, la pena per l’ispettore capo del Commissariato di Jesolo Riccardo Chiumento è stata di 4 anni di reclusione, per il sovrintendente Denis Gobbato tre mesi e 20 giorni che, aggiunti in continuazione ai quattro anni e otto mesi di una precedente sentenza, fanno complessivamente quattro anni, undici mesi e 20 giorni, e per il sovrintendente Michele Damo due anni, pena sospesa grazie alla condizionale. Ieri, il giudice veneziano Marta Paccagnella ha letto la sentenza dopo che il pubblico ministero Stefano Buccini aveva raggiunto l’accordo sulla pena con i difensori di numerosi imputati, tra cui quelli dei tre poliziotti accusati di corruzione.
Hanno patteggiato anche altri sette imputati, tutti accusati di concorso in corruzione, mentre altri nove hanno scelto il processo in aula e sono stati rinviati a giudizio per lo stesso reato. Damo, in un precedente procedimento, era stato assolto dal pesante reato di concussione.
Hanno patteggiato una pena di due anni di reclusione ciascuno Halim Palowan (bengalese di 40 anni), Luisa Fernanda Munoz Hernandez (29, colombiana), John Fredy Velsquez Hernandez (32, colombiano), Andrea Giraldo Jaramillo (31, colombiano) e Alexia Restrepo (42, colombiana), mentre Valerie Munoz Ceron (32, colombiana) ha patteggiato un anno e dieci mesi di reclusione. A giudizio davanti al Tribunale (il processo sarà celebrato il prossimo 29 settembre) vanno Udin Kabir (30 anni, bengalese), Shabir Khawja Alam (49, bengalese), Kubbat Molla (28, bengalese)Youzan Miao (31, cinese)I, Xiaobin Hu (32, cinese), Noor Hossein (38, bengalese), Mohammed Ibrahim (35, bengalese), Shakhawat Hossain (34, bengalese), e Alì Mortuza (38, bengalese).
La vicenda era venuta a galla nell’estate 2013, quando i tre poliziotti erano stati arrestati per un giro di mazzette legate ai falsi permessi di soggiorno. Permessi fasulli per cinesi, bengalesi ma anche per trans colombiani con i quali i poliziotti avevano parecchia confidenza. Per un documento chiedevano anche novemila euro e i documenti falsificati sarebbero stati numerosi. Nell’ordinanza che li ha portati in carcere, il gip Alberto Scaramuzza aveva ricostruito un quadro devastante per i tre poliziotti. L’indagine era nata da una segnalazione fatta da un agente dell’ufficio stranieri di Marghera. Svolte le dovute verifiche sulle utenze telefoniche era saltato fuori, ad esempio, che l’ispettore capo Riccardo Chiumento aveva avuto ben 174 telefonate con Reaz Abu Syed, proprietario del ristorante indiano “Elman” a Jesolo, ritenuto figura di spicco dell’associazione a delinquere, anch’egli finito in manette. Da lì era poi partita una escalation che aveva portato a installare microspie sulle vetture di Chiumento e di Gobbato, a intercettazioni dei telefonini degli stessi e all’uso di gps.
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