Permessi di soggiorno falsi il ristoratore patteggia 22 mesi
JESOLO. Il 41enne bangladese o, meglio, il cittadino italiano di origine bangladese Reaz Abu Syed Md ha patteggiato la pena e da oggi è libero (era agli arresti domiciliari) dopo sei mesi di carcerazione preventiva. Ieri, il suo difensore, l’avvocato Renato Alberini, ha raggiunto l’accordo con il pubblico ministero Stefano Buccini e il giudice di Venezia Massimo Vicinanza ha letto la sentenza: un anno e dieci mesi di reclusione con la pena sospesa grazie alla condizionale. Non è andata bene, invece, per il 29enne Hu Yitong: l’avvocato Alberini, difensore anche del cinese, aveva trovato l’accordo con il rappresentante della Procura per una pena di due anni di reclusione con la sospensione condizionale, ma il giudice non ha ritenuto congrua la pena e ha respinto il patteggiamento. È probabile che, a questo punto, la scelta del legale sia di affrontare il processo in aula, naturalmente dopo il rinvio a giudizio.
Sono i primi imputati che affrontano un giudice perché il loro avvocato ha chiesto di poter patteggiare ancor prima che il pubblico ministero concluda le indagini preliminari. Abu Syed è molto noto a Jesolo, un vero imprenditore: ha cominciato con il ristorante indiano «da Elman» in piazza Mazzini, poi un supermercato, quindi la pizzeria Europa e, infine, altri tre attività commerciali. Stando alle accuse, era il punto di riferimento per tutti i suoi connazionali del Bangladesh, mentre a occuparsi dei cinesi era Yitong. Con loro e altri stranieri, nello scorso agosto erano finiti in manette anche tre poliziotti del Commissariato di Jesolo, l’ispettore Riccardo Chiumento e i sovrintendenti Denis Gobbato e Michele Damo. Sono accusati di associazione a delinquere finalizzata alla corruzione, contraffazione di documenti e accesso abusivo al sistema informatico del ministero degli Interni. Il pm non ha concluso le indagini neppure nei loro confronti, a eccezione di un solo episodio che riguarda Damo. Stefano Buccini ha rinviato con giudizio immediato (saltando la fase dell'udienza preliminare) il sovrintendente in modo che compaia immediatamente davanti al Tribunale lagunare per rispondere di concussione e lesioni volontarie. Il procedimento è quello nato dalle dichiarazioni di una donna ucraina che, dopo aver letto sui giornali, che Damo era stato arrestato per corruzione, si è decisa a raccontare quello che era capitato a lei. Dichiarazioni che sono alla base della seconda ordinanza di custodia cautelare, che ha riguardato soltanto lui.
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