Pericolo cyberbullismo allertati 235 ragazzi

Studenti di terza media degli istituti Parolari e Colombo istruiti sui pericoli «Utili gli incontri e il dialogo con i genitori». Rischiose le chat su WhatsApp
Teenage boy taking picture of a teenage girl at the toilets.
Teenage boy taking picture of a teenage girl at the toilets.

Subdolo, diretto e nascosto tra le chat e i social network utilizzati dai ragazzi. È il cyberbullismo, la forma moderna e telematica di ciò che per anni è sempre e solo successo faccia a faccia tra i giovani lungo le strade, nelle aule scolastiche oppure negli oratori. Una forma di tormento e violenza privata che è stata affrontata negli ultimi quattro mesi dalla Municipalità di Chirignago e Zelarino in collaborazione con gli istituti comprensivi Parolari e Colombo. In tutto sono stati coinvolti 235 alunni di varie classi di terza media. A coordinare il tutto, in accordo con la Polizia municipale veneziana, è stato il comandante William Cremasco, a capo dei vigili urbani dei Comuni di Istrana, Morgano e Quinto di Treviso, intervento in ottica di volontariato. Incontri che hanno messo di fronte alunni, genitori e insegnanti per scoprire il disagio dei giovani e spiegare come avviene e si sviluppa il bullismo moderno.

«Il Ministero aveva chiesto agli istituti di attivarsi su questo fronte, anche perché il cyberbullismo si è insinuato tra le dipendenze da smartphone e social network», sottolinea Cremasco. «Il lavoro da svolgere era portare giovani e famiglie alla consapevolezza di questo, stimolando i ragazzi alla riflessione perché non può esistere uno strumento uguale per tutti in questo ambito».

E tre degli alunni coinvolti osservano: «La partecipazione con i nostri genitori è stata molto utile, specie nel capire che noi usiamo strumenti di cui non conosciamo tutti i pericoli, così come i nostri genitori. Abbiamo capito che possiamo rivolgerci anche ai nostri insegnanti per chiedere aiuto e che le vittime di queste forme di bullismo si chiudono sempre più in loro stesse».

Le docenti intervenute hanno rimarcato la difficoltà nel poter capire quando il cyberbullismo si instaura, perché mancano determinati parametri comportamentali nei ragazzi, e chi si accanisce lo fa pensando di poter agire di nascosto, sperando di non poter essere rintracciato. Specie le chat su WhatsApp diventano insidiose. «Il bullismo c'è sempre stato, purtroppo, ma va contestualizzato oggi in cui sono cambiati i rapporti familiari e si parla molto meno», spiega il dirigente scolastico del Parolari, Tiziano Panizzuti. «C'è molta fragilità tra i ragazzi e con questo progetto vogliamo far riemergere l'importanza del dialogo».

Il presidente municipale Gianluca Trabucco conclude: «Questo era un progetto pilota, ma stiamo pensando ad altre iniziative anche in favore dei più piccoli. Questo è un tema spinoso sul quale non si può far finta di nulla e senza soluzioni preconfezionate per tutti i casi, ma sul quale come decentramento vogliamo fare ancora di più».

Simone Bianchi

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