Per l’uomo armato di motosega accuse di minacce aggravate

San Donà. I carabinieri hanno sequestrato l’utensile e il coltello, il 37enne ora è in ospedale Il sindaco Cereser ringrazia le forze dell’ordine: «Un caso umano trattato con delicatezza»
DINELLO - DINO TOMMASELLA - SAN DONA' I P. - FORZE DELL'ORDINE ALL'INERNO DELLA CASA DEL SERAFINI
DINELLO - DINO TOMMASELLA - SAN DONA' I P. - FORZE DELL'ORDINE ALL'INERNO DELLA CASA DEL SERAFINI

È stato ricoverato nel reparto di Psichiatria dell’ospedale di San Donà il 37enne che sabato si è segregato in casa armato di coltello da cucina e motosega per evitare un Tso, trattamento sanitario assistito, a seguito di una crisi di nervi. I carabinieri hanno sequestrato la motosega e il coltello da cucina, con lama di circa 30 centimetri, mentre per il cittadino sandonatese, con problemi psichici, si ipotizza il reato di minacce aggravate.

Sarà dunque l’autorità giudiziaria a decidere se procedere o archiviare il reato per la sua incapacità di intendere o volere. Una vicenda che ha tenuto la città con il fiato sospeso, in particolare i vicini di casa, in via Zanutto, che già avevano segnalato le crisi ripetute dell’uomo. Il 37enne è rimasto chiuso nella sua villetta per quasi 20 ore, 12 ore delle quali di trattative con i carabinieri che hanno chiamato sul posto anche dei negoziatori, e polizia locale, vigili del fuoco e 118 pronti per l’intervento. La mattina di domenica, verso le 11, l’uomo ha ceduto e si è consegnato spontaneamente ai carabinieri che lo hanno accompagnato in autoambulanza all’ospedale per le cure.

Alle spalle, un dramma della solitudine, dopo la morte dei genitori, dei nonni, la rottura del rapporto con la compagna, problemi con il lavoro e precedenti ricoveri all’ospedale e Tso che lo avevano molto provato.

Il sindaco, Andrea Cereser, ha ringraziato le forze dell’ordine impegnate in quelle ore interminabili. «Se la drammatica e dolorosa vicenda di via Zanutto si è conclusa bene, lo si deve all’eccellente lavoro della polizia municipale, dei vigili del fuoco e dei carabinieri di San Donà», , ha detto il sindaco Cereser, «nelle lunghe ore di attesa e trattativa, hanno dimostrato, oltre alla consueta professionalità e all’ammirevole spirito di servizio, anche una straordinaria umanità. Sono riusciti a mantenere la calma per quelle interminabili ore, senza mai dare l’impressione di dover ricorrere alla forza, mostrando di essere consapevoli di avere di fronte un essere umano in difficoltà. A tutti coloro che hanno contribuito a risolvere al meglio una vicenda delicatissima, un grande grazie a nome mio personale e della città di San Donà di Piave».

Ora c’è il desidero di voltare pagina, soprattutto da parte dei vicini di casa che hanno vissuto in prima persona quelle ore di tensione. «L’auspicio è che possa tornare il silenzio su una brutta vicenda umana», aggiunge l’assessore alle Opportunità sociali, Maria Grazia Murer, «anche a tutela della serenità di una persona».

Giovanni Cagnassi

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