«Per fare bene la carità servono risorse»
Il Patriarcato su “Gente Veneta” risponde alle polemiche sulla canonica-hotel a Santa Fosca
No al biglietto di ingresso in Basilica di San Marco. «Non sarebbe equo né giusto». Anche se l’ingente patrimonio culturale della Chiesa veneziana ha bisogno di manutenzione. E i fondi non ci sono. Nonostante questo, è grande l’impegno della Curia sul fronte della carità e del servizio ai poveri. E anche in quella direzione va la scelta contestata in questi giorni di aver dato in affitto a una realtà commerciale la canonica di Santa Fosca. Ottenendo in cambio «il restauro di casa e chiesa e il recupero di risorse da destinare alla residenza e alla carità».
La Curia veneziana affida al suo settimanale, Gente Veneta, la puntigliosa replica alle polemiche scoppiate in questi giorni sulla canonica di Cannaregio. Affittata a un albergo che ne ha fatto una sua
depandance
. Accuse frontali, manifestazione in campo e anche un esposto presentato dal Gruppo 25 Aprile per abuso edilizio a carico del privato. Il patriarca Moraglia e il responsabile delle finanze della Curia (il
moderator curiae,
monsignor Dino Pistolato) invitano a riflettere. «Se lo si fa senza luoghi comuni e demagogie, guardando in faccia la realtà», scrivono, «la soluzione adottata per la canonica di Santa Fosca può sembrare singolare, ma non certo sconveniente. Né tantomeno tale da sconfessare o contraddire quella limpida testimonianza dell’amore e quell’attenzione costante alle persone – a tutte le persone – che la fede in Gesù Cristo sempre più oggi propone ed esige». Elencano numeri e situazioni a dimostrare l’attività costante nel settore della carità e dell’assistenza ai deboli. Come la firma del protocollo d’intesa, siglato un anno fa in Prefettura, che prevede misure straordinarie in favore degli inquilini morosi incolpevoli. Aderendo all’iniziativa, la Curia ha messo a disposizione 100mila euro in due anni per andare incontro ai «casi sociali abitativi», cioè quei nuclei familiari che si trovano nella condizione di non poter pagare con regolarità l’affitto. C’è anche il fronte degli interventi straordinari. Come l’ospitalità alle famiglie rimaste senza casa o le garanzie bancarie a sostegno di chi prende in affitto un alloggio.
La Curia possiede in città 27 appartamenti abitati da famiglie che pagano in media 705 euro al mese. Per quanto riguarda gli enti collegati (Istituti religiosi, Fondazioni, Opere Pie), a loro è richiesta «limpida testimonianza nella gestione». La tendenza anche in altri Istituti è quella di allargare l’area turistica per aumentare le entrate. Ma anche in questo, garantisce don Dino, «la sorveglianza è massima».
Altro fronte su cui la Chiesa veneziana non si risparmia, continua lo scritto del settimanale diocesano, è quello dei centri d’ascolto, delle mense dei poveri e dei dormitori.
Infine, il sostegno al pagamento di bollette per le persone in difficoltà. Negli ultimi 18 mesi la Diocesi è intervenuta con un totale di 493.166 euro con risorse straordinarie, cioè non tratte dai proventi dell’8 per mille. Tra le strutture caritative dipendenti dalla Diocesi e sostenute con l’8 per mille e le offerte dei fedeli ci sono la mensa dormitorio Papa Francesco a Marghera (78 pasti al giorno e 24 ospiti notturni), la mensa di Betania a Venezia (64 pasti al giorno, docce e vestiario per i senza fissa dimora, 14 posti letto al giorno per donne), la mensa della Tana a Castello (44 pasti al giorno), 24 posti letto al Betlemme. Più i centri di ascolto che nel 2016 hanno contattato 478 persone in difficoltà e altri 286 a Marghera. Nella casa San Raffaele di Mira, infine, sono state accolte 54 persone, oltre all’ospitalità offerta a 42 richiedenti asilo (30 adulti 12 bambini). Lunga la lista delle altre mense come quelle dei padri Cappuccini, San Vincenzo mestrina e padri Somaschi, il dormitorio per donne Casa Taliercio.
«La Diocesi dà anche lavoro a venti dipendenti», conclude la nota. «Per fare bene la carità c’è bisogno di risorse, e soprattutto di una continua e intelligente ricerca di strade e soluzioni adeguate. Una ricerca mai facile e priva di interrogativi. Che non contempla quasi mai agevoli, immediate e trancianti soluzioni».
(a. v.)
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