«Penso a una cittadella della povertà»

Brugnaro e le mense dei senzatetto che attirano ostilità: «So già dove realizzarla». Don Dino Pistolato: «Niente ghetti»
Di Mitia Chiarin
VEDUTE ESTERNO CA'LETIZIA IN CIA QUERINI A MESTRE.
VEDUTE ESTERNO CA'LETIZIA IN CIA QUERINI A MESTRE.

«Bisogna considerare la prospettiva di una città funzionale che non può emarginare realtà che appartengono al vivere sociale». Ieri è arrivato il no del Patriarca di Venezia, Francesco Moraglia, al progetto del Comune di spostare in periferia le mense per i poveri.

«Certamente se c’è da organizzare meglio le mense e l’afflusso dobbiamo tutti darci da fare perché questo avvenga, ma portare un luogo deputato alla carità fuori, come se ci fossero barriere divisive all’interno della comunità civica non è solo nascondere la povertà ma creare disparità». Le parole di Moraglia sono un secco no all’idea del sindaco Luigi Brugnaro di spostare in periferia le mense per i poveri: quelle di Ca’ Letizia in via Querini e la mensa dei cappuccini di via Cappuccina. Mense che ospitano italiani e stranieri che vivono nell’indigenza ma anche persone che poi bivaccano all’esterno a lungo, per il malcontento dei residenti, che, come nel caso di via Querini sono arrivati a sollecitarne uno spostamento per poter vivere sereni. Idea che il sindaco di centrodestra ha subito accolto. Il no di Moraglia è stato ribadito ieri ai giornalisti, a pochi centimetri dal primo cittadino ad una inaugurazione a Mestre, in villa Erizzo. E il sindaco, come in un ideale botta e risposta con il presule sul tema che sta facendo discutere tanti in città, legato com’è al concetto di una città aperta o meno alle marginalità e agli interventi antidegrado, invece di mitigare la polemica, finisce con il rinfocolarla, con un annuncio.

«Sto pensando ad un progetto di cittadella della povertà», ha spiegato ai giornalisti che gli facevano notare il dissenso della Curia. «Credo che su questo progetto si debba fare un ragionamento tutti assieme. La questione è tutta da discutere, tutti assieme», ha subito precisato. Dove la vorrebbe creare questa “cittadella” per poveri, il sindaco ai giornalisti non l’ha spiegato. «Un’idea ce l’ho ma per ora non lo dico», ha detto.

Parole che dividono: se sono d’accordo i residenti di via Querini, tanti altri criticano questa filosofia della giunta. Tra i critici c’è anche don Dino Pistolato, vicario episcopale e “voce” della Caritas veneziana. «La storia di Ca’ Letizia ha cinquant’anni ed è iniziata con monsignor Vecchi e non è così semplice parlare di uno spostamento. Il sindaco parla di una cittadella della povertà? Io replico che bisogna fare attenzione a costruire dei ghetti, a non usare la politica per nascondere. Queste persone comunque si muovono e quindi che senso ha costruire una città per loro? In tutte le grandi città, da New York a Parigi, i poveri stanno vicino a dove c’è ricchezza. Nel 1983 a Parigi chiesi ad uno di loro perché. Mi rispose: “Perché così sono vicino all’odore della ricchezza”. Ecco, tutto ciò che è migliorabile va migliorato ma bisogna evitare di creare luoghi esclusivi e non inclusivi. E al sindaco dico che siamo ovviamente aperti al dialogo, ma gli annunci sui giornali non servono; serve un confronto vero». La polemica, insomma, è destinata a proseguire.

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