Peluche appesi ai lampioni: «Parodia del Pulcino Pio»
VENEZIA. Se credono di passarla liscia quei pupazzetti appesi ai lampioni del centro storico proprio si sbagliano. Ormai è sfida aperta alla guardia e ladri tra gli appenditori di peluche e gli «Sherlock Holmes» veneziani che non hanno resistito ad azzardare ipotesi sulla presunta origine degli animaletti pelosi, da settimane a gongolo sui ponti. Il primo a uscire (quasi) allo scoperto è Raf, conosciuto come «Pink», che per ora vuol mantenere pure lui nascosta la sua identità, almeno fino a quando non metterà luce sulla questione dei «pupazzari». Il Pink è convinto che chi ha lanciato i peluche sui lampioni si sia ispirato al tormentone del web che in poco tempo ha scalato le classifiche superando i grandi big della musica. «Secondo me - prosegue il primo detective, analizzando con rigore i dati in possesso - si tratta di qualcuno che sta facendo il verso a Pulcino Pio».
Come, non sapete di cosa si tratta? Insomma, basta con le filastrocche da Matusa, stile «Nella vecchia fattoria ia ia o!». Lo Zio Tobia appartiene al Pleistocene dell’era della comunicazione. Ormai queste sono solo canzonette per animali da vinile, altro che la musica targata Radio Globo, padrona ormai di tutte le estati a partire dalla mitica «Andiamo tutti a Ostia Beach». Qui si parla di cose serie, di un pulcino nato in una radio virtuale che, con le sue alette da provetto dj che muove da una parte all’altra come se stesse mixando i dischi, impara a riconoscere gli altri animali come la gallina Cooo, il piccione Trruuu, il tacchino Gluglu e un’altra batteria di quadrupedi che potrebbero in effetti assomigliare ai pupazzetti di Venezia anche se il pezzo si chiude con un trattore e non con una gondola il che potrebbe condurre a un fuori pista. Insomma, scovatori di peluche, non abbiate paura di osare e tirate fuori il Colombo che c’è in voi per scoprire da dove vengono i pupazzetti svolazzanti.
Riproduzione riservata © La Nuova Venezia