Pellegrinaggio continuo tra lacrime e preghiere

Tantissimi veneziani in Basilica a San Marco. «Un santino per il nostro Patriarca» «Per me è stato come un padre». «Era il vero pastore, rispettoso e umile»
Di Nadia De Lazzari
INTERPRESS/GF.TAGLIAPIETRA. CORTEO FUNEFRE MARCO CE'. 14.05.2014
INTERPRESS/GF.TAGLIAPIETRA. CORTEO FUNEFRE MARCO CE'. 14.05.2014

Da ieri mattina preghiere e lacrime nella Basilica di San Marco, che ha accolto le spoglie del Patriarca emerito Marco Cè, vescovo amato dai veneziani. I portoni bronzei della Cattedrale sono stati chiusi alle 17. Durante la giornata è stato un pellegrinaggio continuo. Persone singole o a gruppetti, giovani e anziane, veneziane e non, hanno voluto rendere omaggio alla salma dell’amato Patriarca. All’esterno è stato posto un quadro raffigurante il Cardinale Cè. Successivamente il dipinto sarà collocato in Palazzo patriarcale. «La Curia stamperà un santino in ricordo del nostro amato Patriarca?». È stata la domanda più frequente posta dai fedeli che fin dal giorno del ricovero, lo scorso 19 marzo, hanno seguito con apprensione il periodo di sofferenza del pastore Marco. La sua vita per giorni è stata appesa ad un filo sottilissimo poi l’aggravamento e la scomparsa. Avvenuta lunedì alle 20,15. È affranta la signora Anna Deberto della parrocchia di San Silvestro: «Per me è stato un padre quello che ho perso quando avevo sei anni. Non voleva essere chiamato né eminenza né cardinale, solo padre. Lo ricordo amoroso. Quando lo incontravo per strada o durante gli esercizi spirituali mi attaccavo sottobraccio e lui sorrideva. Volevo andare a salutarlo all’ospedale ma non si poteva. Ora sono venuta qui. È disteso. Penso alla sofferenza del suo segretario, monsignor Valerio Comin. Sabato verrò ai funerali. Ora bisogna alzare ancora di più gli occhi verso il cielo».

Anche gli sposi Elsa e Lucio Malfi della parrocchia di San Giacomo dell’Orio lo ricordano come un padre: «Era il vero pastore, rispettoso, umile, riservato, sempre pronto all’ascolto in una società dell’apparire. Andiamo a pregare per lui e per don Valerio».

La signora Maria abita a San Marcuola: «Venivo ad ascoltarlo con i miei bambini». Simonetta e Doriano Pierotti sono partiti da Marghera dalla parrocchia Villabona: «Il patriarca Moraglia era da noi quando ha ricevuto al cellulare la notizia della scomparsa del patriarca Cè. Avevamo appena recitato il rosario e stava parlando della Madonna. È scappato via. Era una persona semplice, umile, affabile. Lo ricorderemo sempre». Adriano Lombardo è veneziano della parrocchia di San Martino di Castello: «Il Patriarca era una persona umana. È stato un grande esempio di umiltà e sensibilità. Di lui a livello personale ho tanti ricordi. Sabato sarò qui in Basilica per partecipare al funerale».

Rosanna Giannotti abita nei pressi della Cattedrale marciana. Di origini toscane da anni vive a Venezia: «Questa è la mia chiesa. Partecipo alle liturgie. Il Patriarca mi ha dato un senso di umanità. Si donava continuamente agli altri». Maria Antonia Rigoni vive al Lido. L’accompagna il figlio: «Ricordo il suo sorriso e la sua bontà. Avevo un cugino molto ammalato. Il Patriarca Cè veniva sempre a trovarlo. Nella notte di Natale prima della messa solenne gli telefonava sempre. Era il vero pastore. Il suo servizio era rivolto verso i poveri. Ricordo un episodio. Anni fa nella fabbrica Montedison ci fu un grave incidente. Morirono tre operai. Corse subito là a portare conforto, solidarietà umana».

Daniela Zennaro della parrocchia di San Cassiano: «Ha cresimato una delle mie due figlie. L’altra andava a trovarlo ogni anno con il gruppo della parrocchia. Mi porto dentro una grande gioia».

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