Pedofilia, professore patteggia due anni
La differenza l’hanno fatta i risarcimenti alle famiglie. Il professore di musica accusato di essere un pedofilo per aver messo le mani addosso a tre alunni, ragazzini di una scuola media di Mestre, due tredicenni e un quattordicenne, ha patteggiato ieri una pena di due anni di reclusione (con la sospensione condizionale) davanti al giudice Marta Paccagnella. Nel gennaio scorso, un altro giudice aveva respinto l’accordo raggiunto tra il pubblico ministero Lucia D’Alessandro e i difensori del professore, gli avvocati Elio Zaffalon e Piero Pozzan, per la stessa pena anche perché c’erano i genitori dei tre ragazzi pronti a costituirsi parte civile, visto che nessuna proposta di risarcimento era stata avanzata nei loro confronti.
Al centro dell’inchiesta tre episodi qualificati come violenza sessuale. A denunciarli i genitori di tre ragazzini della scuola media della terraferma dove il docente insegnava e ha continuato ad insegnare (solo da qualche tempo è a casa). I fatti risalgono all’anno scolastico 2011-2012 e a compiere le indagini è stata la polizia: il sospetto iniziale era stato che altri episodi non fossero stati denunciati dalle famiglie, ma durante l’indagine non ne sono venute alla luce altri. Da parte sua - ha replicato durante le indagini l’avvocato Elio Zaffalon - il docente «respinge ogni responsabilità penale per atti sessuali», «evidenziando le distorsioni psicologiche che hanno motivato l’accusa dei tre minorenni e le gravi contraddizioni delle loro deposizioni, a fronte di altri minori da cui risulta un quadro completamente diverso». Il professore di musica sostiene di aver appoggiato le mani sull’addome e le spalle dei ragazzi per insegnare loro la respirazione, il rilassamento, la postura per suonare le tastiere e il tamburo. Il patteggiamento - ha sostenuto il difensore dell’indagato - è stata una strada per evitare di dover far fronte alle rilevanti spese di un giudizio ordinario e «perché la sua accentuata ipersensibilità non gli consente di tollerare né l’ansia per il processo (che gli ha causato insonnia e depressione) né l’angoscia per l’inevitabile gogna mediatica, in ordine agli effetti sulla sua bimba minorenne».
Sarebbe stato un compagno di classe, amico di uno dei tre che avrebbero subito gli atti sessuali, a raccontarlo ad un suo docente, che a sua volta aveva allertato il dirigente scolastico. I tre ragazzini avevano spiegato che il professore non si era limitato a toccare le spalle e l’addome.
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