Pdl, scissione con il mal di pancia

Il ritorno a Forza Italia in laguna: Dalla Tor passa con Alfano mentre Chisso glissa. Tanti i perplessi
Di Mitia Chiarin
AGOSTINI VENEZIA 01.02.2010.- DA SX ALESSANDRO DANESIN, MICHELE ZUIN. PDL.- INTERPRESS
AGOSTINI VENEZIA 01.02.2010.- DA SX ALESSANDRO DANESIN, MICHELE ZUIN. PDL.- INTERPRESS

Mal di pancia, silenzi evasivi, forti imbarazzi, infastidite perplessità. Il Pdl veneziano, dopo la convention romana con cui Silvio Berlusconi e Renato Brunetta hanno annunciato il ritorno a Forza Italia, vive il terremoto interno e la scissione interna al partito del Cavaliere. Scissione, una parola che non piace a nessuno ma che è evidente dopo che Angelino Alfano ha ufficializzato la nascita del gruppo parlamentare del “Nuovo centrodestra”. In laguna, per ora, si discute ma ad esprimersi apertamente sono in pochi.

Ilsenatore Mario Dalla Tor annuncia di aver firmato l’adesione al nuovo gruppo parlamentare. E spiega di averlo fatto d’intesa con gli altri veneti, Franco Conte e Maurizio Sacconi e il deputato Alberto Giorgietti. «Abbiamo l’avvallo di Marino Zorzato e quindi io sto con Alfano per un nuovo centrodestra. Sia chiaro», avvisa il senatore e vicepresidente della Provincia, «noi la scissione non la vogliamo ma se l’azione è quella portata avanti da Santanché e Verdini, noi veneti di certo non ci stiamo».

Oltre due terzi dei 17 consiglieri regionali starebbero con la nuova formazione, dicono gli alfaniani. Alla convention romana non si sono visti Sacconi, Giorgetti, il presidente del Consiglio regionale, Clodovaldo Ruffato, l'assessore Marino Zorzato. C’erano invece esponenti veneziani dell’ex Pdl: l’assessore regionale Renato Chisso e il coordinatore cittadino del Pdl, Alessandro Danesin. Evasivo è Chisso, che prima rifiuta di parlare, poi alle agenzie dichiara solo che «in Veneto non c'è alcuna differenziazione tra Pdl e Fi» e glissa sulle sue scelte. Ma non dice con chi sta. Alessandro Danesin non nasconde l’evidente imbarazzo. «Proprio perché non c’era chiarezza, io sono andato a sentire Berlusconi, mi sembrava giusto esserci e ascoltare e non ho sentito un attacco ad Alfano ma una mezza porta lasciata aperta. Ora discuteremo sul da farsi a livello locale. Sentirò tutti i consiglieri comunali, quelli di Municipalità, i dirigenti eletti nell’ultimo congresso. La situazione è confuso. Certo, è nato un nuovo gruppo parlamentare ma spero ci lascino gestire la cosa con intelligenza a livello locale, senza ordini di spaccarci e senza decisioni di pancia».

Nel partito ora l’attesa è grande. «Aspetto di capire adesso cosa succede davvero», dice Deborah Onisto, della direzione comunale. «Io attendo indicazioni dai “chissiani”», ammette il consigliere comunale Saverio Centenaro. Altri sono fortemente delusi. Cesare Campa, ex senatore oggi in consiglio a Venezia, lo dice chiaro: «Avrei preferito che il partito ne discutesse ben prima di oggi. E quindi ora rimango fortemente perplesso anche per l’assenza di un dibattito interno che a Venezia non c’è stato. Mi pare una situazione in cui la politica non esiste. Quelli della mia generazione avrebbero agito diversamente». Secco il commento di Renato Boraso, altro consigliere: «La fantapolitica romana non mi interessa più, io lavoro nel territorio con la mia lista civica».

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