Pd "terremotato", a Venezia si dimette la segretaria metropolitana
MESTRE. Il terremoto nel centrosinistra è in pieno corso. Prima ancora dell'annuncio di dimissioni del segretario nazionale Matteo Renzi, sono arrivate le dimissioni da segretaria metropolitana del Partito democratico di Gigliola Scattolin: «Lo impone il risultato elettorale: oggi, con effetto immediato, rassegno le mie dimissioni».
Un malessere, quello della Scattolin, che arriva da lontano, vista la sua posizione critica nei mesi scorsi per esempio sulla mancanza di sintesi e i personalismi quando il partito di Renzi a livello locale ha formalizzato le candidature, risultate oggi perdenti.
«Spetta anzitutto a me, ancora una volta, fare un passo indietro - aggiunge -. Una decisione dolorosa, tanto quanto l'esito della campagna elettorale del Partito Democratico in queste elezioni politiche. È il mio secondo passo indietro, dopo il tentativo di far capire, prima della chiusura delle liste, che necessariamente, disperatamente, occorreva, pensare meno a sé stessi e più al partito. Serviva ascoltare i circoli sul territorio e meno i cerchi magici. Ma niente. Ognun per sé e Dio per tutti. E così è stato».
Scattolin dice di voler provare «a trovare ancora qualche aspetto positivo per il Paese di quanto fatto dai nostri governi nella passata legislatura o sul veneziano alle recenti amministrative. Troppo tardi. Ci hanno provato i nostri candidati veneziani che hanno lottato in collegi difficili. Non è bastato»
Il Partito Democratico, ammette, «non riesce più a parlare al Paese. Ne prendo atto e non mi tiro fuori dalle responsabilità di un partito che sembra ormai allergico alla sintesi e del tutto incline ai tatticismi. Non c'è un dna più puro da rivendicare a sinistra: i compagni che hanno lasciato il PD perché anti-renziani, non sono la causa della sconfitta, ne sono lo specchio». «Dunque, faccio un passo indietro - aggiunge -. Mi aspetto che lo stesso facciano ora il segretario comunale Giorgio Dodi e il presidente dell'Assemblea metropolitana Emanuele Rosteghin. Non ci sono colpe da mettere sulla bilancia, né teste da infilare nella gogna. C'è un grande spazio di rinascita che si deve, invece, aprire in modo trasparente e salutare». Per Scattolin, «si dice sempre che si riparte, cinque minuti dopo una sconfitta. È un luogo comune, uno sfogo emotivo. Noi invece dovremmo finalmente, una buona volta, passare il testimone a chi ha gambe e teste migliori delle nostre - conclude -. La nostra corsa finisce qui, noi potremmo solo spronarli con tutto il cuore che ci rimane».
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