Pazienti “dirottati” alle cliniche private

Jesolo. Con l’odontoiatra Gian Antonio Favero nei guai altri due professionisti. Sono accusati di abuso d’ufficio

JESOLO. Pazienti dirottati da una struttura pubblica – la Clinica odontoiatrica dell’Università di Padova – agli ambulatori privati del suo direttore, il professor Gian Antonio Favero: all’inviato del tiggì satirico “Striscia La notizia”, Moreno Morello, era arrivata la segnalazione di una signora padovana. Ma non si trattava di casi singoli, bensì di un oliato sistema messo in atto con scientificità e spudoratezza tanto da travolgere il professor Favero e costringerlo alle dimissioni da quella poltrona. Un “sistema”, finito nel mirino del pubblico ministero padovano Sergio Dini, che ora rischia di innescare una seconda deflagrazione.

Tre indagati. Oltre a Favero, 62 anni, originario di Motta di Livenza, con residenza a Jesolo in via Levantina 98, risultano indagati per concorso in abuso d’ufficio anche il professor Edoardo Stellini, quarantottenne con dimora a Treviso nel centralissimo borgo Cavour, chiamato a succedere al “maestro” nell’incarico di direttore per ripulire l’immagine della Clinica, e il dottor Michele Donà, 46 anni, residente a Teolo (Padova) in via Molinrotto, docente a contratto nella stesso reparto universitario: tutti e tre (Stellini in misura minore) pronti a ricevere i pazienti, decisi a farsi curare in una struttura pubblica, e altrettanto solerti nel consegnare un bigliettino da visita con gli indirizzi delle “Cliniche Favero” (private) sparse in mezzo Nordest dove le stesse prestazioni odontoiatriche sarebbero state realizzate a prezzi inferiori e in un’unica seduta. Per un danno erariale procurato alla Clinica di almeno due milioni di euro (procederà la Corte dei Conti). Un danno calcolato nel biennio 2010-2012, quello preso in considerazione dagli inquirenti.

Conflitto d’interesse. E il dottor Donà? Di regola erano lui o il professor Favero ad accogliere i pazienti, rigorosamente da soli, senza assistenti o infermiere di troppo. Una sbirciata a una lastra e una rapida visita, poi la proposta: la prestazione odontoiatrica nella struttura pubblica costava 12 mila euro? Nelle Cliniche Favero c’era un risparmio di due, tre mila euro e si poteva fornire tutto in un’unica giornata.

Interrogati 200 pazienti. Il 3 dicembre scorso i carabinieri del Nas, guidati dal maggiore Pietro Mercurio, hanno eseguito delle perquisizioni in alcuni ambulatori di Favero che si trovano nel Bellunese (anche a Cortina dove quest’anno le “Cliniche” sponsorizzano il trenino cittadino), nel Veneziano e nel Trevigiano. Incrociando i dati con quelli acquisiti nella Clinica odontoiatrica, sono stati interrogati 200 pazienti che avevano prenotato una visita nella struttura pubblica. E tutti hanno confermato la proposta di rivolgersi agli ambulatori del professore: «Costa meno e si fa tutto in un giorno». C’è chi ha accettato, chi ha preferito scegliere un altro professionista seccato per aver ricevuto quelle “indicazioni”.

L’inchiesta è formalmente chiusa e il pm Dini si prepara a chiedere il processo a carico dei tre odontoiatri, mentre sta ancora valutando la posizione del personale amministrativo della Clinica universitaria che avrebbe partecipato ai “consigli”.

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