Paziente in coma, sigilli allo studio medico
TREBASELEGHE. È in stato vegetativo irreversibile da quasi 15 mesi. Tutto inizia il 29 gennaio 2015 quando la paziente entra nello studio del dottor Alcherio Pojana e si sottopone a una terapia antalgica per alleviare i sintomi di una lombocruralgia, patologia che si manifesta attraverso un dolore nella colonna vertebrale e in particolare lungo il nervo crurale. Poche ore più tardi, il rientro a casa è drammatico: prima la perdita della sensibilità nelle gambe, poi disturbi visivi, infine uno svenimento. Inutile la corsa in ospedale.
Da allora non si è più risvegliata la paziente, classe 1942, origine spagnola e residenza a Galliera Veneta dove viveva con la famiglia. È in coma irreversibile. In stato vegetativo. Senza speranza.
Qualche giorno fa, il 4 aprile, quello studio medico è stato messo sotto sequestro preventivo: il provvedimento è stato firmato dal gip Mariella Fino che ha accolto la richiesta del pubblico ministero padovano Francesco Tonon, titolare dell’inchiesta. Sequestro che viene disposto quando c’è il pericolo che la libera disponibilità di una “cosa pertinente al reato”, in questo caso l’ambulatorio, possa aggravare o protrarre le conseguenze del reato o consentirne la commissione di altri. Il 23 marzo, sempre su ordine del magistrato inquirente, i carabinieri del Nas avevano messo a segno una perquisizione nello studio scoprendo che mancava la necessaria autorizzazione dell’Usl 15 per esercitare attività di agopuntura e altri interventi invasivi, come quelli chirurgici, attività che impongono una serie di attrezzature indispensabili per affrontare eventuali emergenze rianimatorie. Nel registro degli indagati per lesioni colpose gravissime e violazione dell’articolo 193 del Testo unico delle leggi in materia sanitaria è finito il dottor Pojana, 67 anni il prossimo 12 aprile, specialista in anestesia e rianimazione, residente a Trebaseleghe in via Villanova 22 dove si trova l’ambulatorio. Pochi giorni dopo quel tragico 29 gennaio, il marito della paziente aveva presentato una denuncia tutelato dall’avvocato Fabio Pavone.
La donna aveva deciso di sottoporsi alla terapia antalgica che prevedeva, dopo l’anestesia peridurale, una serie di iniezioni di cortisone. Durante l’anestesia, l’errore: la perforazione della dura madre, il “sacchetto” che avvolge e protegge il midollo spinale. Perforazione – determinata da vari fattori come difficoltà nella manovra, inesperienza, uso di forza eccessiva – che è in grado di provocare conseguenze incancellabili. Il consulente della procura ha rilevato che quella lesione ha causato l’arresto cardiocircolatorio con inevitabile ipossia (mancanza di ossigeno al cervello ) e ischemia encefalica. I consulenti nominati dall’avvocato Pavone (il professor Santo Davide Ferrara e il professor Giampiero Giron) hanno concluso che c’è stato un “errore tecnico” nello svolgimento dell’anestesia peridurale (precedente alla terapia) ma anche di tipo omissivo in quanto, durante la manovra anestesiologica, non sarebbe stato svolto alcun monitoraggio come impongono le linee guida. Errori fatali che hanno bloccato il cuore della paziente ridotta allo stato vegetativo.
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