Pay tv, indagati i "pirati" del satellite Nei guai anche undici veneziani
Si chiama “pirateria satellitare” ed è il fenomeno del momento. Basta avere una smart-card di Pay-Tv (come Sky o Mediaset Premium), regolarmente acquistata presso i rivenditori, un computer, un decoder particolare ed il gioco è fatto. Attraverso la rete internet ed ai codici numerici delle smart-card regolarmente acquistate si riesce a diffondere in rete agli utenti non abbonati servizi televisivi e programmi satellitari criptati. In questo modo si possono vedere, senza pagare un centesimo, film e trasmissioni di ogni tipo, anche se in assoluto sono le partite di calcio criptate ad essere le più gettonate.
Il punto è che alcuni non sanno che trasmettere ad altri utenti, via internet, programmi criptati senza alcun accordo col distributore costituisce un reato punito dalla legge sul diritto d’autore (l’articolo 171 della legge 22 aprile 1941). Una recente indagine della polizia postale del Veneto ha permesso di individuare undici presunti “pirati satellitari” nella sola provincia di Venezia. Sono stati tutti perquisiti dalla polizia postale e sottoposti a indagine. Si tratta di una mestrina di 39 anni, una veneziana di 64 anni, un uomo di San Donà di Piave, classe 1967, un cittadino di Fossò, classe 1965, un uomo di Chioggia, classe 1966, un altro di San Stino di Livenza, classe 1959, uno di Jesolo, classe 1967, uno di Portogruaro, classe 1946, e padre e figlio, sempre di Portogruaro, di 82 e 45 anni. Sono stati tutti perquisiti ed indagati.
Nella rete sono finiti anche un padovano, classe 1966 di Villafranca, un rodigino, classe 1977, di Rosolina.
Coinvolti nell’inchiesta anche 4 bellunesi.
Si tratta di S.S., 42 anni di Belluno, L.D.R., 60 anni della Sinistra Piave, A.S., 66 anni dell’Alpago, e A.S., 40 anni, feltrino. I primi tre, al termine delle indagini coordinate dal sostituto procuratore Simone Marcon, se la sono cavata con l’archiviazione del procedimento penale e con il pagamento di una pesante sanzione amministrativa. Sono riusciti a provare, infatti, che i programmi criptati venivano visionati solo da loro e non diffusi o condivisi con altri utenti. L’unico a rimanere nella rete e ad essere processato in rito abbreviato, sarà l’impiegato feltrino (difeso dall’avvocato Roberta Resenterra) in un’apposita udienza a porte chiuse fissata per il prossimo aprile. A metterlo nei guai è stato il tipo di decoder di cui era provvisto , capace di diffondere le immagini su internet.bito della stessa operazione.
L’inchiesta sulla pirateria satellitare è scattata dopo la scoperta, in internet, di un forum su una particolare pubblicazione, dove venivano sommariamente descritte, col contributo dei vari utenti, le istruzioni sul procedimento della condivisione dei canali satellitari a pagamento, tramite internet, senza pagare l’abbonamento alla Pay-Tv. Nella rete, inoltre, sono stati scoperti numerosi spazi web dedicati allo studio dei metodi per compiere la frode, nei quali gli utenti discutevano tra di loro sui diversi software ed hardware da usare, si scambiavano consigli ed accorgimenti tecnici per “pirati satellitari”.
Il fenomeno del “Card -Sharing” (condivisione di carta) è un sistema che permette di condividere , attraverso la rete internet, i codici numerici della smart-card, usati per la decodifica del segnale criptato. La pratica si è notevolmente diffusa tra i “pirati satellitari” perché permette di condividere un unico abbonamento a pagamento di canali televisivi satellitari e digitali terrestri con altri utenti della rete.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © La Nuova Venezia