Pavanello sotto esame «Ci fai perdere tutto»
MIRANO. «Sospeso il trasferimento dei reparti ospedalieri da Dolo a Mirano, ennesima beffa fattaci dai nostri vicini di casa». Si infiamma il dibattito politico a Mirano. Pomo della discordia stavolta è l’ospedale: sotto tiro del variopinto e ormai consolidato trio d’opposizione formato da Marina Balleello (FI), Giampietro Saccon (Prima il Veneto) e Marco Marchiori (M5S) è il sindaco Maria Rosa Pavanello.
«L’inadeguatezza della sua azione di governo», sentenziano i tre, «ha fatto sì che non sia mai entrata nel dibattito con la Regione, a differenza di Dolo che, supportato dall’esecutivo della Conferenza dei sindaci, ha ottenuto non solo il congelamento dei trasferimenti di Urologia e Ortopedia a Mirano, ma anche altre importanti conferme di servizi, ottenendo in pratica la sospensione delle schede ospedaliere».
«Il tutto», continuano i tre dell’opposizione, «a differenza di Mirano che non solo ha perso servizi (vedi Cardiochirurgia) ma per il quale la riorganizzazione prosegue, dimostrando come la città non abbia voce all’interno della Conferenza dei sindaci».
La presa di posizione scatena non solo la reazione del sindaco, ma anche del suo partito. «Dal letargo ci si sveglia in primavera, ma fa piacere vedere Balleello, Marchiori e Saccon ridestarsi già in gennaio e innamorarsi di Dolo e del suo sindaco», afferma Pavanello, «ma non c’è alcun campanilismo, è stata tutta la Conferenza dei sindaci, Mirano compresa, a volere la sospensione delle schede e del trasferimento dei reparti da Dolo, perché l’obiettivo di tutti è il modello integrato, non la specializzazione che sta portando avanti la Regione. In ogni caso è dalla Regione che vengono le decisioni negative per Mirano».
Rincara la dose il consigliere regionale Pd Bruno Pigozzo: «Vogliono solo gettare fango su Pavanello e rompere la coesione tra Miranese e Riviera. La richiesta di fermare l’applicazione delle schede di tutta l’Asl 13 con relativi trasferimenti di servizi da Mirano a Dolo e viceversa, è scritta dal 2013, sia da parte della Conferenza dei sindaci, sia dei consiglieri regionali e la chiusura di Cardiochirurgia a Mirano è stata una forzatura voluta da Zaia e Coletto».
«A novembre», continua Pigozzo, «con Ferrari (lista Moretti), Semenzato (Lega) e Michieletto (lista Zaia), abbiamo chiesto di nuovo lo stop alle schede e l’attivazione del Dipartimento interaziendale di cardiochirurgia Mestre-Mirano. Coletto, a parole, ci aveva rassicurato. Oggi se finalmente arrivasse la delibera, sarebbe un risultato di tutti».
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