«Pavan era psichicamente instabile: perché aveva il porto d'armi?»

Omicidio di Mira. Sorpresa in paese per il rinnovo del permesso di avere una pistola all'uomo malato che ha ucciso la compagna Emilia Casarin e poi si è sparato. Sconcerto e incredulità tra i vicini della coppia
Il corpo senza vita di Emilia Casarin viene portato via dalla casa del delitto
Il corpo senza vita di Emilia Casarin viene portato via dalla casa del delitto

MIRA. C’è sconcerto e incredulità fra i vicini di Gianfranco Pavan ed Emilia Casarin, conosciuta da tutti come “Emilietta” nella zona di Olmo Trescievoli, una parte del territorio di Mira in piena campagna compresa fra le frazioni di Marano e quella Borbiago. «Sono sotto choc per quello che è successo», spiega una anziana, la signora Zampieri che abita all’inizio della stradina che porta alla cascina di Pavan.

Omicidio a Mira: un anziano ha ucciso la compagna di una vita e poi ha tentato il suicidio
I carabinieri in forze sul luogo del delitto (foto Pòrcile)

«Ultimamente Gianfranco era un po’ depresso, più nervoso del solito. Sapevamo che era ammalato. È da tanti anni, quasi 40 che abita qui nella casa in compagna. Viveva nell’abitazione che lei aveva ereditato da suo papà». I vicini raccontano che l’uomo era un più nervoso del solito, e faceva fatica a prendere le pastiglie. «Vedevamo spesso passare Gianfranco ed Emilia», spiega una donna che abita a ridosso della stradina che immette alla cascina in via Fossa Donne. «Io e la mia famiglia siamo qui da dieci anni ma con loro non c’è stato mai un problema. Persone gentilissime sempre pronte a salutare e dare una mano in casi di bisogno».

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Anche il Comune di Mira, con il sindaco Alvise Maniero e l’assessore ai Servizi sociali Francesca Spolaor, sono stati informati del drammatico fatto di sangue. «È una cosa gravissima», spiega l’assessore Spolaor, «una tragedia che non si poteva nemmeno immaginare. Va detto però che questa persona non era seguita dai Servizi sociali. Non avevamo segnalazioni di un disagio sociale e psicologico così grave da sfociare in una tragedia di questo tipo. Contatteremo la famiglia, cercheremo di seguire passo passo la situazione». Invito a tutte le persone in difficoltà», sottolinea l’assessore, «di segnalare i loro disagi alle autorità competenti. Come Comune se ci troviamo di fronte a famiglie in difficoltà, siamo pronti ad attivare da subito i nostri operatori. Sono invece rimasto sorpreso che in una situazione di instabilità psicologica l’uomo potesse avere a disposizione una pistola».

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Anche don Lucio, il parroco della chiesa di San Agostino e Teonisto nella frazione di Marano, chiesa che la coppia frequentava, è colpito da quello che è successo. «È una tragedia terribile», spiega don Lucio, «che ammutolisce tutta la comunità cristiana di Marano e di Borbiago. Contatterò nei prossimi giorni la famiglia per portare il cordoglio e la preghiera da parte di tutti». Alessandro Abbadir

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