Pavan Costruzioni al concordato
Si cerca di evitarne il fallimento. Pesanti esposizioni con le banche

L’esterno del tribunale di Venezia: il 5 maggio si ritroveranno i creditori
VENEZIA.
I giudici del Tribunale civile hanno valutato che esistono le condizioni per il concordato preventivo della «Pavan Costruzioni spa» di San Donà, ma l'ultima parola spetta ai creditori, che si riuniranno il prossimo 5 maggio nell'aula del palazzo di giustizia di Rialto per sentire quello che avrà da dire il commissario nominato dai magistrati veneziani. Toccherà al commercialista mestrino Danilo Capone esaminare conti e registri e poi dare il suo parere se il concordato possa procedere o meno, ma toccherà ai creditori votare. Sono stati i titolari della «Pavan Costruzioni spa», storica impresa edile e probabilmente la più importante del Veneto Orientale con i suoi centosettanta dipedenti, a chiedere il concordato preventivo per evitare il fallimento. Troppo esposti con alcune banche - il debito dovrebbe sfiorare i 30 milioni di euro - e soprattutto con decine di appartamenti costruiti e rimasti invenduti negli ultimi mesi, i fratelli Gianni e Mario Pavan si sono rivolti allo studio legale di Dolo degli avvocati Gavino Spiga e Adriana Romagnolo per presentare il piano del concordato. I giudici, però, prima di prendere la decisione, hanno voluto convocare i fratelli Pavan. La «Pavan Costruzioni», che ha sede in via Kennedy, ha edificato buona parte di San Donà, ma ha lavorato in tutto il Veneto Orientale e anche a Venezia (Giudecca) e in Friuli. Sarebbero decine gli appartamenti invenduti che almeno da un anno i Pavan avrebbero cercato di piazzare, anche a prezzi «stracciati», ma la crisi economica non li ha certo aiutati ad uscire dalle gravi difficoltà accumulate. A San Donà sono molto conosciuti e non solo per l'attività imprenditoriale. Avevano, ad esempio, ideato e organizzato un premio culturale dedicato ad un figlio deceduto alcuni anni fa, quando era ancora piccolo. L'esposizione maggiore dell'impresa sandonatese sarebbe nei confronti degli istituti di credito, con i quali probabilmente c'è già un accordo, visto che nessuno per ora ha presentato istanza di fallimento, in modo da chiudere con la liquidazione dell'attività cedendo tutti i beni, in particolare gli immobili invenduti.
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