Patto di Stabilità, urgono le cessioni

Zappalorto: «Se non riusciremo a vendere i palazzi Diedo e Gradenigo entro l’anno, il Comune lo sforerà ancora»
Di Enrico Tantucci

«Se non riusciremo a vendere entro l’anno Palazzo Diedo e Palazzo Gradenigo alla Cassa Depositi e Prestiti, il Comune di Venezia sforerà anche quest’anno il Patto di Stabilità, come già nel 2013, sia pure in modo meno pesante. Noi abbiamo deliberato la vendita in Consiglio comunale, ma non è detto che si riesca a realizzarla in tempo». Il commissario straordinario del Comune Vittorio Zappalorto - a margine della cerimonia di insediamento del nuovo rabbino capo di Venezia, a cui ha preso parte ieri - conferma un timore diffuso: quello che anche quest’anno Ca’ Farsetti non sfugga alla “tagliola” del Patto di Stabilità sforato, che andrebbe in primo luogo a colpire proprio le retribuzioni dei dipendenti comunali, messe in sicurezza almeno in buona parte con il recente e tormentato accordo siglato con i sondacati, dopo mesi di contestazione.

«Abbiamo recuperato una buona parte dei circa 60 milioni di euro dello sforamento tendenziale del Patto di Stabilità», spiega ancora Zappalorto, «ma è assolutamente necessaria la vendita dei due palazzi alla Cassa Depositi e Prestiti per centrare l’obiettivo. Stiamo lavorando per questo ma non è facile».

Con la vendita di Palazzo Diedo e Palazzo Gradenigo alla Cassa Depositi e Prestiti - facendoli transitare dal Fondo Immobiliare Città di Venezia dove si trovavano, gestito da EstCapital, all’Amministrazione, per poi girarli a un altro fondo immobiliare, questa volta gestito dalla Cassa - il Comune recupererebbe oltre 20 milioni di euro sugli obiettivi di Patto, con un’operazione simile a quella realizzata lo scorso anno, con la cessione alla società controllata dal Ministero dell’Economia dell’ex Ospedale al Mare. Ma il tempo stringe e il rusultato è tutt’altro che scontato.

«Anche tutti gli emendamenti parlamentari agganciati alla Legge di Stabilità per limitare i vincoli del patto per Venezia», ricorda Zappalorto, «sono stati dichiarati inammissibili dal Governo, compreso quello che ipotizzava una possibile city tax legata al turismo. Resta per il momento in piedi quello che prevede dal 2015 e per tre anni: 50 milioni l’anno di fondi di Legge Speciale per Venezia».

L’emendamento inizierà la prossima settimana il suo percorso in Commissione Bilancio della Camera, ma è tutt’altro che scontato che - nonostante il sostegno del Pd - arrivi a buon fine. E dunque si torna alla vendita dei due palazzi, anch’essi parte di quei “gioielli di famiglia” che Zappalorto aveva, all’inizio del suo mandato, dichiarato di non voler più vendere, salvo scontrarsi con la dura realtà di un bilancio comunale che senza le vendite straordinarie di immobili non riesce a stare in piedi, almeno per il rispetto del famigerato Patto di Stabilità, che tutti dicono di voler alleggerire, ma che è sempre lì.

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