Patti di stabilità. Il sindaco di Venezia Giorgio Orsoni pronto a fare causa al governo Monti. In vista un ricorso alla Corte Costituzionale.
di Alberto Vitucci
Un ricorso alla Corte costituzionale contro il governo che attenta all’autonomia finanziaria dei Comuni. Arma estrema che però il sindaco Giorgio Orsoni adesso sventola. Potrebbe essere l’ultima ratio per evitare il fallimento del municipio, se nel 2012 resterà la tagliola del Patto di stabilità. Disteso e sorridente dopo un tour de force del bilancio di fine anno, il sindaco Giorgio Orsoni elenca «i buoni risultati ottenuti e i progetti fermi da anni che sono stati sbloccati, come il nuovo Candiani, il tram, piazzale Roma. E annuncia battaglia sul rilancio di Marghera. Vera priorità del 2012, dice, sarà il rilancio dell’occupazione in quell’area e delle bonifiche.
In diretta gli arriva da Gerusalemme una telefonata della famiglia prada che annuncia di aver effettuato il versamento di 40 milioni di euro per l’acquisto di Ca’ Corner della Regina. «Quest’anno ce l’abbiamo fatta per un pelo», sospira Orsoni, «ma non potremo reggere a lungo. Il Patto di stabilità ci obbliga a mettere da parte 64 milioni di euro, oltre al pareggio di bilancio. Significa che dovremmo alienare beni per 200 milioni di euro, e questo non è possibile». Dunque? Orsoni prende le distanze dalla protesta del sindaco di Torino Piero Fassino, che ha annunciato di non voler rispettare il Patto. «Eravamo capaci anche noi di farlo invece di vendere un palazzo, ma così non si conclude nulla», argomenta il sindaco, «anzi si blocca il Comune, non si possono fare più mutui, vengono tagliati gli stipendi dei dirigenti e degli amministratori. La protesta va fatta tutti insieme non escludendo un ricorso: il governo mette in discussione l’autonomia dei comuni garantita dalla Costituzione». L’ultimo esempio, continua il sindaco, riguarda l’Ici: la gente crede che siano risorse nostre, ma sono dello Stato».
Tributi locali. Unica strada, secondo il sindaco, è quella di mettere in pratica il federalismo, dare ai comuni la possibilità di istituire imposte locali: «Non dovranno essere aggiuntive, e i Comuni dovranno renderne conto dei loro bilanci. Ma l’obbligo del Patto va tolto».
I poteri. La scarsità delle risorse impedisce di programmare le politiche, dice Orsoni. In questo modo, il Comune conta sempre meno, rispetto ai grandi investitori privati, a Porto, Aeroporto ed enti dello Stato. «Il rischio è creare un vero deficit di democrazia. Il Comune è l’unico luogo dove si elaborano strategie in forma democratica, cosa che non succede per le strutture finanziarie che rispondono a logiche diverse».
Le società. «Dovremo rendere più efficiente la macchina del Comune», dice il sindaco, «e mettere mano alle società, che devono essere utili alla gestione economica». Sul tappeto, la privatizzazione del Casinò. «Temi che dovremo affrontare tutti insieme, senza logiche di conservazione».
Tasse. In attesa del federalismo fiscale si applicherà l’Ici, come da legge nazionale. Ma prima di pensare a nuovi tributi, ha garantito il sindaco, «dovremo verificare dove si può ancora risparmiare e ridurre gli sprechi».
Progetti 2011. «Siamo soddisfatti», continua il primo cittadino, «perché abbiamo chiuso partite aperte da tempo. Il nuovo Candiani e piazza Barche, il Fontego dei Tedeschi, ma anche il tram, che adesso ha prospettive certe di arrivare a Venezia e Marghera, visto che è stato sbloccato il tunnel fermo da anni. In gennaio sapremo se il Cipe ci concederà i 140 milioni per finanziare la tratta verso l’Ospedale, l’aeroporto e San Basilio. Arriveranno nuovi parcheggi vicini al centro in piazza barche e piazzale Leonardo da Vinci, visto il fallimento dei park scambiatori decentrati».
Ex Umberto I. «Vogliamo fare tutto ciò che è necessario per togliere quel buco e realizzare un progetto moderno per Mestre, che chiaramente non saranno i tre grattacieli. Ho parlato con la proprietà, spero sia possibile. Ma se necessario arriveremo anche all’esproprio.
Le navi. «Dobbiamo intervenire sul traffico acqueo e sul problema delle grandi navi. Ci siamo dati con il Porto tre mesi di tempo, ma questo traffico in bacino San Marco non è più tollerabile. Bisognerà ridurlo e fare in modo che la città sia indennizzata.
La squadra. Niente rimpasto, almeno per ora. «C’è chi corre e chi va un po’ più piano. Ma i risultati diomstrano che la mia squadra funziona. Perché cambiarla?»
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