Passione vinile a Marghera: Dischi da settecento euro

Quotazione record per un album del 1998, mentre vanno a ruba le incisioni del primo Vasco, De Andrè e de I Giganti 

VENEZIA. I dischi più rari e, di conseguenza, costosi? Non necessariamente i più datati, come si potrebbe pensare. Un esempio: il primo disco omonimo dei Queens of the Stone Age, in vinile. Un album uscito nel 1998 e venduto a 700 euro. Il motivo è presto detto: siamo a cavallo tra i Novanta e i Duemila, c’è il proliferare dei cd, mentre i dischi sono stampati con sempre minore frequenza. E, in particolare, di quel disco vennero stampate una manciata di copie, oggi rarissime.



La cornice di tutto questo, i due giorni di «Venyl - Fiera del disco», appuntamento semestrale del centro sociale Rivolta. Circa un migliaio i visitatori che, armati di biglietto, vi hanno partecipato tra sabato e domenica. Una cinquantina gli espositori: italiani, ma anche croati e tedeschi. «Siamo forti con black music, hip-hop, elettronica e disco funk» spiega Marco Mazzolin, organizzatore della manifestazione insieme a Jonatha Balliera.

«La fauna è estremamente variegata: dal 15enne che decide di spendere la paghetta fino al 70enne collezionista alla ricerca di rarità». Tutto reso possibile da una scelta eterogenea, persino con cd in vendita a un euro. A incuriosire sono soprattutto determinati generi. «Il prog italiano. E non necessariamente Banco e PFM, ma gruppi di nicchia: Balletto di bronzo, Raccomandata con ricevuta di ritorno, Perigeo, Osanna, I Santoni, Città frontale, Delirium» spiega Adriano Sgarbossa, di professione hobbista. Tra i suoi dischi, i primati li detengono i classici: «I primi 45 giri di De André, di Battisti ma soprattutto di Vasco».

Qualche esempio: il 45 giri di «Albachiara / Fegato fegato spappolato» del ’79 è venduto a 258 euro. Ma con «La nostra relazione / …E poi mi parla di una vita insieme» e «Jenny / Silvia» - rispettivamente del ’78 e del ’77 - si sale a 500 euro. Ad avere mercato sono anche gli album italiani beat della fine degli anni ’60, come quelli dei New Trolls o dei New Dada. Gli affari sono stati fatti anche in questi due giorni di «Venyl». «Un ragazzo ha acquistato a 280 euro un disco dei Melvins che cercava da tempo» racconta Andrea Galanti, titolare di Selena Dischi, a Genova. «Ipotizzare a quanto possa arrivare a costare un disco è impossibile, ci sono tantissime variabili. Meno l’album ha venduto, meno copie ne sono state stampate e quindi più è raro». Settecento euro per il 33 giri di «Anime salve» di De André, 350 per «Terra in bocca» de I giganti. Mentre un ragazzo è riuscito ad accaparrarsi un cofanetto dei Pink Floyd al «modico» prezzo di 200 euro. Insomma, il rock è vivo e lotta insieme a noi. —

Laura Berlinghieri

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