Passi carrai sulla Romea è rivolta contro la tassa
CHIOGGIA. Un appello appello al presidente del Veneto Luca Zaia per «un’intercessione» nell’annosa vicenda sui passi carrai per entrare e uscire dalla Romea. Entro aprile i privati e le ditte che si affacciano sulla statale dovranno versare cifre pesanti, anche di 150-200 mila euro, per gli arretrati sui canoni lievitati di colpo con una rivisitazione dell’Anas che ha penalizzato il Veneto molto più di altre regioni. Un recente decreto del governo ha abrogato i canoni dal 2015, ma restano pendenti gli arretrati che per alcune famiglie di Cavanella, Sant’Anna, Brondolo, Valli e Conche arrivano a centinaia di migliaia di euro. Bollette da capogiro che, malgrado la possibilità di rateizzare e gli sconti ottenuti dopo anni di ricorsi in tutte le sedi, per alcuni significano indebitamenti a vita e ipoteche su case e attività.
La battaglia, che ha portato al decreto, è stata condotta dal comitato “Vittime passi carrai”, ma la lettera a Zaia è firmata da una cittadina di Chioggia, che vive da anni il problema, Alessandra Crocco. «Queste richieste di pagamento hanno dell’inverosimile», scrive la signora, «si tratta di somme da versare per il solo fatto di disporre di un accesso sulla Romea e di dover uscire di casa. I canoni da quest’anno sono abrogati, e per molti si tratta di un risultato buono, ma per molti veneti, e in particolare per chi si affaccia sulla Romea, rimangono cifre notevoli da saldare, molto diverse da chi, con le stesse metrature, abita in altra regione».
Nella lettera è citato un esempio: un piazzale con due accessi per autotreni di 11 metri ciascuno e parcheggio ampio solo per il 2014 dovrebbe pagare 16.473 euro che con il pregresso fanno lievitare il conto a 200 mila euro. A pochi chilometri di distanza, nel Comune di Mesola (Ferrara-Compartimento Anas di Bologna) un piazzale con due accessi di 11 metri e parcheggio di 1.400 metri quadri paga annualmente 1.800 euro, un decimo dell’equivalente veneto. «Questo odioso e forzoso balzello», sostiene la Crocco, «potrebbe in linea teorica essere giustificato dalle onerose spese per la manutenzione ordinaria e straordinaria della Romea. Peccato però che sia al momento tra le dieci strade statali più pericolose per decessi all’anno, e che non sia percorsa solo da residenti del Veneto, ma per l’80% da mezzi pesanti provenienti da tutta Italia e dall’estero. Non si capisce quindi dove finiscano gli introiti dei canoni e perché esista questa disparità enorme tra comportamenti diversi della stessa Anas. Chiediamo a Zaia di dedicare qualche minuto del suo tempo ad un problema che da anni affligge moltissimi veneti, da Belluno fino al Basso Polesine».
Elisabetta Boscolo Anzoletti
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © La Nuova Venezia